martedì 24 febbraio 2009

PIETRASANTA


Pietrasanta. Croce e delizia, fata e strega, amante e puttana. Quando mi trasferii lì, nei primi anni '80, avevo appena 8 anni e negli occhi le lacrime di malinconia per aver abbandonato l' amata campagna delle colline appena sopra il mio sguardo. Ma la frenesia di una nuova realtà - diametralmente opposta alle mie abitudini - e le nuove amicizie ben presto consolidate con i coetanei residenti nella zona, mi portarono ben presto a varcare quel fiume di remore e paure che la mia ingenua età mi costringeva ad ascoltare. La "nuova" casa era un antico rustico ancora da ristrutturare, affittato da un losco individuo che, per quello che prendeva, avrebbe dovuto ospitarci in una villetta. Il bagno era fuori casa ( !), dal controsoffitto di polisterolo in degrado uscivano sovente piccoli gruppi di vespe e calabroni, con i quali si combatteva quotidianamente. Una delle camere era puntellata con un grosso palo di castagno che reggeva il solaio superiore sfidando le leggi della statica e minacciava di crollare da un momento all' altro; l' umidità sui muri perimetrali era spaventosamente diffusa, anche di più di quella che risaliva per capillarità dal sottosuolo. Fortunatamente, quella pseudo baracca (l' appellativo stalla sarebbe troppo generoso nei suoi confronti) era immersa nel verde, tra ulivi, faggi, pioppi e cipressi, melograni e fichi; questo mi permetteva di mantenere intatto quell' innata simbiosi con la natura e recepire quel senso di relax che equivaleva alla benedizione di una mamma al momento di augurare la buonanotte ai propri figlioli.
Ma tant' è. La zona era quella di Via Giardinaccio, in posizione appena rialzata rispetto al vecchio ospedale cittadino, il "Pietro Lucchesi": ai tempi era il ritrovo preferito dei drogati, che amavano la quiete e la desolazione di un' area così periferica e poco frequentata. Questo almeno fino a che la polizia non si decise a dare una bella ripulita all' ambiente, restituendo una parvenza minima di dignità all' ambiente.
Ricordo gli anni delle elementari alle "Pascoli", edificio di epoca fascista che ospitava anche il locale istituto tecnico per geometri (e dove sarei tornato, anni dopo, per fare le superiori), con tutte le sue suggestioni; il vecchio maestro, che si autodefiniva socialista e che odiava visceralmente i Tedeschi anche a mezzo secolo di distanza dalla fine della II° Guerra Mondiale. Aveva un gran brutto carattere, umorale e dispotico, ottuso e pieno di pregiudizi che cercava di inculcare nelle nostre giovani menti; aveva le sue preferenze e privilegiava i suoi cocchini, mentre osteggiava quelli che gli erano più invisi e distribuiva scapaccioni gratuiti. Ci costringeva a cantare a squarciagola canti militari della Prima Guerra Mondiale e canzoni inglesi (senza che ci avesse mai insegnato una parola ' Inglese!) come se non bastasse tutto questo, quella canaglia aveva la rivoltante abitudine di aprire il proprio fazzoletto e sputarci dentro il frutto del proprio catarro - davanti a noi, alunni, esterrefatti ed inorriditi - per poi ripiegare quella schifezza con somma cura. Poi, nei momenti peggiori, quelli in cui quel tizio schizzava di testa sul serio, prendeva una grossa pietra di granito nero e cominciava a batterla come un ossesso sulla cattedra, creando un pandemonio pazzesco. Spero di cuore che quel pazzo sia morto. Quegli stessi anni - e qui i ricordi mi sfrecciano accanto come stormi di uccelli che volano in formazione - Pietrasanta era molto, ma molto diversa da quella attuale. La caserma dei carabinieri (prima di essere spostata nella zona della U.S.L.) era situata sopra l' ufficio postale in centro; in Piazza del Duomo si poteva parcheggiare proprio davanti alla cattedrale di S. Martino; a Porta a Lucca ricordo un vecchio negozio di agraria, vicino a quella che attualmente è la pizzeria "Nonna Abelarda", e dove mio padre si fermava ogni settimana per acquistare delle sementi per coltivare l' orto. Il comando dei vigili urbani si trovava vicino al convento dei frati dalle parti del quartiere di Città Giardino, salvo cambiare ubicazione in seguito all' appiccamento di un incendio doloso delle sede stessa, probabilmente a cura di qualche cittadino indispettito dal pagamento dell' ultimo verbale. Poco lontano, proprio adiacente alla chiesa dei frati, sorgeva un piccolo chiosco di giornali, assai più piccolo di quello che è possibile notare adesso e che è stato ristrutturato sulla base di quello originario. Inutile dire che era il mio giornalaio preferito, che riempivo di soldi in virtù dei continui acquisti di figurine Panini per i miei album e di fumetti vari.
Nei paraggi era presente anche un grande complesso nel quale all' epoca era stato ricavato un asilo gestito da suore e frequentato da mai sorella Daniela: purtroppo, le stesse religiose della scuola materna erano quelle che si occupavano del catechismo dei bambini e ragazzini della parrocchia. Va detto che il mio spirito libero, fin da quei tempi, mi portò ad una situazione di conflitto con la suora superiora, che arrivò quasi a mettere uan taglia sulla mia testa in virtù delle numerose assenze dalle lezioni stesse di catechismo. Merita di essere ricordata l' enorme locomotiva nera che trionfava monumentalmente in Piazza dello Statuto, per decenni sede del mercato settimanale: avevo un debole per quell' immensa macchina, in seguito rimossa anche per colpa dei soliti maledetti tossicodipendenti che erano soliti abbandonare pericolosissime siringhe infette proprio nei paraggi, esponendo i bambini che giocano nei pressi ad un pericolo potenzialmente mortale. In quegli anni, personalmente amavo trascorrere molto del mio tempo davanti alle vetrine del Bonci, famoso ed apprezzato negozio di giocattoli che aveva tutto ciò che poteva far felice un bambino a livello di balocchi: a forza di osservarle ed ammirarle, cfredo di averle consumate quelle magnifiche vetrine. Poco più in là, affacciata su quella stessa Piazza Matteotti che ospitava il capolinea degli autobus della Clap prima di essere inglobato dalla sempiterna pizzeria "Moriconi" (altro storico monumento pietrasantino), vi era anche una grandiosa ferramenta, l' "Esagono". Non lontano da lì, nella zona della Pesa, vent' anni fa non c' era nessun sottopassaggio ferroviario: incredibile a dirsi, vi erano solamente un campo di calcio ed un' area destinata ad ospitare le giostre che vi si accampavano nel periodo a cavallo tra la fine delle festività natalizie e la fiera di san Biagio. Naturalmente quando ero bambino il mio barbiere di fiducia era quello che aveva la bottega vicino al negozio di abbigliamento "Verona" (storico locale della Piazza del Duomo) e poi, successivamente, "Roberto" in via di mezzo: ovviamente, una volta persi quasi tutti i capelli, ho proceduto autonomamente a radermi la testa da solo, con crema da barba e rasoio, risparmiando peraltro un bel mucchio di soldi... Rimembro l' allora Bar Bigicchi (adesso credo chiamato "la Lanterna"), dove amavo giocare con i pochi videogiochi presenti a disposizione, prima di raggiungere gli amici alla Fontanella. Ricordo i primi calci tirati sul campo delle Iare, che quando pioveva appena un po' diventava pressochè impraticabile e somigliava molto di più ad una risaia che non ad un impianto sportivo. Impossibile dimenticare gli anni delle medie presso le Stagi, un ambiente unico che all' epoca era pieno di insegnanti preparati sia dal profilo didattico che da quello prettamente umano: un nome su tutti, la professoressa Annamaria Tessandori, ma non erano da meno i vari Calcagnini, Frediani, la professoressa Daniela Puccini e la prematuramente scomparsa insegnante di matematica Maria Antonietta Orsi, stroncata da un male incurabile proprio durante l' ultimo anno alle medie ed alla quale va il mio pensiero commosso e devoto. Vennero poi gli anni delle superiori presso l' Istituto Tecnico per Geometri Don Lazzeri, storico complesso scolastico che ha lasciato nel mio cuore molte lezioni di vita che vanno di molto oltre alla normale erudizione nozionistica convenzionale. Concludo con un pensiero rivolto a quei pochissimi amici (ma veri) con i quali ho vissuto momenti bellissimi ed ho condiviso esperienze esilaranti e divertenti, oltre a tantissime partitelle di calcio organizzate in fretta e furia, ma non per questo meno combattute. A loro rivolgo questo mio ultimo pensiero, cancellando con ciò quella schiera di persone false e meschine che si atteggiavano subdolamente ad amici per ragioni di convenienza e... Basta così, ho detto pure troppo. Che se ne vadano al diavolo. Per loro non c' è più spazio. Adesso che mi sono costruito una famiglia bellissima e felice ed ho raggiunto tutti o quasi gli scopi della mia vita, vivo in un posto stupendo e non potrei desiderare di più... mi piacerebbe per una volta che i miei fantastici amici di una volta (Massimiliano, Alessio, Luca, etc) facessero pace tra di loro e venissero a trovarmi per la prossima Festa della Birra "Septemberfest" qua a Marina di Carrara. Prosit ed in alto i boccali!

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Dai "Carmina Burana":

"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."