sabato 28 febbraio 2009

LE CAVE DI MARMO DI CARRARA
































































































































































































































































Tempo fa mi concessi una straordinaria gita - organizzata dalla gestione del Carrarafiere in occasione dell' annuale rassegna sui macchinari e gli per lavorazione del marmo - fino alle suggestive cave di Fantiscritti, a pochi chilometri da Carrara. Alla curiosità meramente professionale relativa a tutto il processo produttivo (visto di persona e non più solo teorico), si era unita la non meno appassionata ricerca di una dimensione antica, risalente ai tempi dei nonni e dei bisnonni e ormai perduta, purtroppo. Ma invece delle mie indegne parole, ritengo giusto passare direttamente alla pubblicazione di qualche foto da me scattata.

venerdì 27 febbraio 2009

TROPPI IMMIGRATI

Forse i nostri parlamentari (scusate la parola) non hanno ancora capito che l' Italia, già zeppa di immigrati regolari e clandestini per lo più dediti alla piccola e grande criminalità, non è più in grado di accogliere altri flussi clandestini, qualunque sia la loro provenienza. Già mi faceva ridere l' accordo stipulato con Gheddafi, ridicolo dittatore libico - scampato a culo ai terribili e massicci bombardamenti da F-111 dell' USAF - e da sempre pronto ad aizzare i propri concittadini contro l' ex potenza coloniale italica (per distogliere l' attenzione dei Libici da problemi ben più gravi sul fronte interno); dicevamo di quest' accordo ridicolo, che per altro è stato meno rispettato di un passante che si azzardi ad attraversare le vie di Napoli sulle strisce pedonali... Ma si sa, è bene far entrare manovalanza da impiegare in nero dei cantieri edili ed in molti altri campi: poi ti dicono che gli italiani non vogliono più fare certi lavori ( però non dicono che un manovale rumeno o albanese viene pagato due euro l' ora). Finchè vivremo con una classe politica connivente con l' interesse personale e la corruzione, non ci sarà verso di alzarsi da tutto questo letame. Quando qualcuno si azzarda a rinfacciargli tutti gli assurdi privilegi che si sono regalati - alla stregua dei nobili francesi a Versailles - ti danno del "qualunquista". Ma se essere "qualunquista" significa essere in grado di riconoscere un emerito pezzo di merda che mangia alle spalle dei più poveri, beh...Orgoglioso di esserlo!

martedì 24 febbraio 2009

E' TORNATO RICK ASTLEY !


Rick Astley è tornato! Dal lontano 1990 cercavo la bellissima "Take me to your heart", sigla dell' insulso telefilm "Aquile" (con Federica Moro) e - prima che uscisse il formato MP3 - sono finalmente riuscito a trovare l' album originale in musicassetta a Carrara... Grande Rick! evviva la musica anni '80!!!!

CARI, VECCHI SOLDATINI











Ahhhhhhh.... Quanta nostalgia! Questa vecchia foto rende sommariamente giustizia a quello che era il reggimento più agguerrito dei miei giocattoli, i miei soldatini (adesso li chiamano "action figures") che tanto mi hanno dato in termini di fantasia, contribuendo ad alimentare quel già fervido serbatoio di fantasia che poi avrei sfruttato per lavorare con la Computer Grafica, la modellazione tridimensionale e la Digital Art. Pensavo che avrei conservato gli eroici G.i.joe per miei eventuali figli maschi, ma visto che ho avuto due figlie femmine ( e sono felicissimo così!), ho ben pensato di concedere alle mie "truppe" l' onore delle armi: invece che congedarli in un cassonetto della spazzatura o venderli speculando su Ebay (cosa che in termini economici sarebbe stata decisamente più vantaggiosa per me), ho preferito sfruttare il mio grado vero da Sottotenente per ... assegnarli ad un nuovo reparto. Sì, in parole povere li ho regalati al figlio di un' amica di mia moglie, in modo che qualcuno possa continuare a far rivivere ancora una volta le grandi battaglie che hanno combattuto a suo tempo per me... Non è romantico? E' grandioso!

PIETRASANTA


Pietrasanta. Croce e delizia, fata e strega, amante e puttana. Quando mi trasferii lì, nei primi anni '80, avevo appena 8 anni e negli occhi le lacrime di malinconia per aver abbandonato l' amata campagna delle colline appena sopra il mio sguardo. Ma la frenesia di una nuova realtà - diametralmente opposta alle mie abitudini - e le nuove amicizie ben presto consolidate con i coetanei residenti nella zona, mi portarono ben presto a varcare quel fiume di remore e paure che la mia ingenua età mi costringeva ad ascoltare. La "nuova" casa era un antico rustico ancora da ristrutturare, affittato da un losco individuo che, per quello che prendeva, avrebbe dovuto ospitarci in una villetta. Il bagno era fuori casa ( !), dal controsoffitto di polisterolo in degrado uscivano sovente piccoli gruppi di vespe e calabroni, con i quali si combatteva quotidianamente. Una delle camere era puntellata con un grosso palo di castagno che reggeva il solaio superiore sfidando le leggi della statica e minacciava di crollare da un momento all' altro; l' umidità sui muri perimetrali era spaventosamente diffusa, anche di più di quella che risaliva per capillarità dal sottosuolo. Fortunatamente, quella pseudo baracca (l' appellativo stalla sarebbe troppo generoso nei suoi confronti) era immersa nel verde, tra ulivi, faggi, pioppi e cipressi, melograni e fichi; questo mi permetteva di mantenere intatto quell' innata simbiosi con la natura e recepire quel senso di relax che equivaleva alla benedizione di una mamma al momento di augurare la buonanotte ai propri figlioli.
Ma tant' è. La zona era quella di Via Giardinaccio, in posizione appena rialzata rispetto al vecchio ospedale cittadino, il "Pietro Lucchesi": ai tempi era il ritrovo preferito dei drogati, che amavano la quiete e la desolazione di un' area così periferica e poco frequentata. Questo almeno fino a che la polizia non si decise a dare una bella ripulita all' ambiente, restituendo una parvenza minima di dignità all' ambiente.
Ricordo gli anni delle elementari alle "Pascoli", edificio di epoca fascista che ospitava anche il locale istituto tecnico per geometri (e dove sarei tornato, anni dopo, per fare le superiori), con tutte le sue suggestioni; il vecchio maestro, che si autodefiniva socialista e che odiava visceralmente i Tedeschi anche a mezzo secolo di distanza dalla fine della II° Guerra Mondiale. Aveva un gran brutto carattere, umorale e dispotico, ottuso e pieno di pregiudizi che cercava di inculcare nelle nostre giovani menti; aveva le sue preferenze e privilegiava i suoi cocchini, mentre osteggiava quelli che gli erano più invisi e distribuiva scapaccioni gratuiti. Ci costringeva a cantare a squarciagola canti militari della Prima Guerra Mondiale e canzoni inglesi (senza che ci avesse mai insegnato una parola ' Inglese!) come se non bastasse tutto questo, quella canaglia aveva la rivoltante abitudine di aprire il proprio fazzoletto e sputarci dentro il frutto del proprio catarro - davanti a noi, alunni, esterrefatti ed inorriditi - per poi ripiegare quella schifezza con somma cura. Poi, nei momenti peggiori, quelli in cui quel tizio schizzava di testa sul serio, prendeva una grossa pietra di granito nero e cominciava a batterla come un ossesso sulla cattedra, creando un pandemonio pazzesco. Spero di cuore che quel pazzo sia morto. Quegli stessi anni - e qui i ricordi mi sfrecciano accanto come stormi di uccelli che volano in formazione - Pietrasanta era molto, ma molto diversa da quella attuale. La caserma dei carabinieri (prima di essere spostata nella zona della U.S.L.) era situata sopra l' ufficio postale in centro; in Piazza del Duomo si poteva parcheggiare proprio davanti alla cattedrale di S. Martino; a Porta a Lucca ricordo un vecchio negozio di agraria, vicino a quella che attualmente è la pizzeria "Nonna Abelarda", e dove mio padre si fermava ogni settimana per acquistare delle sementi per coltivare l' orto. Il comando dei vigili urbani si trovava vicino al convento dei frati dalle parti del quartiere di Città Giardino, salvo cambiare ubicazione in seguito all' appiccamento di un incendio doloso delle sede stessa, probabilmente a cura di qualche cittadino indispettito dal pagamento dell' ultimo verbale. Poco lontano, proprio adiacente alla chiesa dei frati, sorgeva un piccolo chiosco di giornali, assai più piccolo di quello che è possibile notare adesso e che è stato ristrutturato sulla base di quello originario. Inutile dire che era il mio giornalaio preferito, che riempivo di soldi in virtù dei continui acquisti di figurine Panini per i miei album e di fumetti vari.
Nei paraggi era presente anche un grande complesso nel quale all' epoca era stato ricavato un asilo gestito da suore e frequentato da mai sorella Daniela: purtroppo, le stesse religiose della scuola materna erano quelle che si occupavano del catechismo dei bambini e ragazzini della parrocchia. Va detto che il mio spirito libero, fin da quei tempi, mi portò ad una situazione di conflitto con la suora superiora, che arrivò quasi a mettere uan taglia sulla mia testa in virtù delle numerose assenze dalle lezioni stesse di catechismo. Merita di essere ricordata l' enorme locomotiva nera che trionfava monumentalmente in Piazza dello Statuto, per decenni sede del mercato settimanale: avevo un debole per quell' immensa macchina, in seguito rimossa anche per colpa dei soliti maledetti tossicodipendenti che erano soliti abbandonare pericolosissime siringhe infette proprio nei paraggi, esponendo i bambini che giocano nei pressi ad un pericolo potenzialmente mortale. In quegli anni, personalmente amavo trascorrere molto del mio tempo davanti alle vetrine del Bonci, famoso ed apprezzato negozio di giocattoli che aveva tutto ciò che poteva far felice un bambino a livello di balocchi: a forza di osservarle ed ammirarle, cfredo di averle consumate quelle magnifiche vetrine. Poco più in là, affacciata su quella stessa Piazza Matteotti che ospitava il capolinea degli autobus della Clap prima di essere inglobato dalla sempiterna pizzeria "Moriconi" (altro storico monumento pietrasantino), vi era anche una grandiosa ferramenta, l' "Esagono". Non lontano da lì, nella zona della Pesa, vent' anni fa non c' era nessun sottopassaggio ferroviario: incredibile a dirsi, vi erano solamente un campo di calcio ed un' area destinata ad ospitare le giostre che vi si accampavano nel periodo a cavallo tra la fine delle festività natalizie e la fiera di san Biagio. Naturalmente quando ero bambino il mio barbiere di fiducia era quello che aveva la bottega vicino al negozio di abbigliamento "Verona" (storico locale della Piazza del Duomo) e poi, successivamente, "Roberto" in via di mezzo: ovviamente, una volta persi quasi tutti i capelli, ho proceduto autonomamente a radermi la testa da solo, con crema da barba e rasoio, risparmiando peraltro un bel mucchio di soldi... Rimembro l' allora Bar Bigicchi (adesso credo chiamato "la Lanterna"), dove amavo giocare con i pochi videogiochi presenti a disposizione, prima di raggiungere gli amici alla Fontanella. Ricordo i primi calci tirati sul campo delle Iare, che quando pioveva appena un po' diventava pressochè impraticabile e somigliava molto di più ad una risaia che non ad un impianto sportivo. Impossibile dimenticare gli anni delle medie presso le Stagi, un ambiente unico che all' epoca era pieno di insegnanti preparati sia dal profilo didattico che da quello prettamente umano: un nome su tutti, la professoressa Annamaria Tessandori, ma non erano da meno i vari Calcagnini, Frediani, la professoressa Daniela Puccini e la prematuramente scomparsa insegnante di matematica Maria Antonietta Orsi, stroncata da un male incurabile proprio durante l' ultimo anno alle medie ed alla quale va il mio pensiero commosso e devoto. Vennero poi gli anni delle superiori presso l' Istituto Tecnico per Geometri Don Lazzeri, storico complesso scolastico che ha lasciato nel mio cuore molte lezioni di vita che vanno di molto oltre alla normale erudizione nozionistica convenzionale. Concludo con un pensiero rivolto a quei pochissimi amici (ma veri) con i quali ho vissuto momenti bellissimi ed ho condiviso esperienze esilaranti e divertenti, oltre a tantissime partitelle di calcio organizzate in fretta e furia, ma non per questo meno combattute. A loro rivolgo questo mio ultimo pensiero, cancellando con ciò quella schiera di persone false e meschine che si atteggiavano subdolamente ad amici per ragioni di convenienza e... Basta così, ho detto pure troppo. Che se ne vadano al diavolo. Per loro non c' è più spazio. Adesso che mi sono costruito una famiglia bellissima e felice ed ho raggiunto tutti o quasi gli scopi della mia vita, vivo in un posto stupendo e non potrei desiderare di più... mi piacerebbe per una volta che i miei fantastici amici di una volta (Massimiliano, Alessio, Luca, etc) facessero pace tra di loro e venissero a trovarmi per la prossima Festa della Birra "Septemberfest" qua a Marina di Carrara. Prosit ed in alto i boccali!

ODE A CAPEZZANO MONTE










































































































Chi ha la fortuna di vivere in campagna, trascorrendovi i primi anni della fanciullezza ed assaporandone i dolci profumi fin dai primi, incerti passi, sa già di essere un privilegiato. Niente è pari al potersi sdraiare in mezzo ad un letto di erba verdissima, inseguire un gatto dispettosamente svegliato dal proprio sonnellino di routine e arrampicarsi lungo un' antico ciliegio per mangiarne i frutti dolcissimi. Le mille battaglie con i soldatini, scavando la terra con la paletta fregata dalla cassetta degli attrezzi di papà, le pozzanghere trasformate in paludi ed acquitrini che perfettamente si prestavano a scenari bellici ricchi di suggestione per la fervida fantasia di un bambino. Che poi questi, insieme alla passione per i giocattoli, coniugasse la propria indole di monello irriducibile con l' amore per gli animali, finiva sempre per cacciarsi in qualche guaio: per esempio va detto che sua madre prese assai poco sportivamente il fatto che il fanciullo ebbe a misurarsi con il mondo della scienza immergendo del tutto il piccolo cane della vicina. Vagli a spiegare che la scienza è sperimentazione ed osservazione metodica dei fenomeni naturali... Ciò detto, vanno pure ricordate le lunghe camminate in salita per ritornare a casa dopo aver fatto visita all' amatissima zia Norma - che abitava dall' altra parte del paese - e che richiedevano una preparazione atletica paragonabile unicamente a quella di una competizione olimpica a tutto tondo. I primi amici ed amiche in quell' asilo governato da suore che avevano prestato servizio come sergenti della Gestapo nel corso dell' ultimo conflitto mondiale: Dario, la Carmen, l' Arianna, l' Elisa, la Flavia e molti altri che il mio prematuro rincoglionimento mi impedisce di ricordare. Facile invece tornare con il pensiero al tardo pomeriggio davanti a quella scalcinata televisione (in bianco e nero!) guardando l' Ape Maia, Remì e Mazinga Z, assaporando le merendine del Mulino Bianco e scrutando quelle scatoline (sembravano quelle dei fiammiferi) dove ci trovavi sempre sorprese diverse. L' antica pozza dove ancora oggi mia zia ed i suoi vicini lavano i loro panni come si faceva una volta, allora come adesso si prestava a spettacolari battaglie navali con le nostre barchette di carta, allo stesso modo con cui si prestava meravigliosamente alla funzione di piscina rionale nelle torride giornate estive. Il "Corriere dei Piccoli", il giornalino "Più" e "Topolino" rallegravano le mie ore prima ancora che imparassi a leggere, mentre mia madre si fermava a conversare con gli anziani di Capezzano riguardo agli ultimi pettegolezzi ed io sognavo ad occhi aperti di pilotare Goldrake! I tanti moccoli di mia madre - ogni volta che si guastava l' infame 500 Fiat a metà strada fra Capriglia e Pietrasanta - e le imprecazioni che scandivano la lunga marcia per raggiungere la più vicina officina, a Porta a Lucca. Si potrebbe raccontare ancora un miliardo di altre cose, ma la mia indole dispettosa ed irriverente mi comanda di lasciare seduta stante la tastiera ed andarmi ad ingozzare di gazzosa e salatini, non prima di aver mandato affanculo dal balcone l' ottuso vicino di casa che ha appena parcheggiato in seconda fila.

Dai "Carmina Burana":

"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."