lunedì 19 luglio 2010

RIECCOMI QUA...!

Dopo un lungo, propedeutico silenzio, torno a riempire gli spazi vuoti di questo grigio blog, senza la pretesa che qualcuno legga o riesca a percepire questo malessere interiore che mi sta irritando in quest’ ultimo periodo. Innegabilmente lo stress fisico dovuto al pendolarismo si comincia a manifestare nelle ossa e nei muscoli, a dispetto di un entusiasmo che non si è affievolito minimamente dall’ inizio dell’ avventura empolese. Anzi. La voglia c’ è ancora, nonostante le insostenibili temperature di queste ultime settimane, che ti succhiano via le forze anche se te ne stai oziando all’ ombra di un albero. Personalmente posso dire che, quando parcheggio quotidianamente la mia utilitaria del parcheggio vicino la stazione di Carrara, trovo già una temperatura di almeno 23° già alle cinque del mattino (!).
Ma il bello è al ritorno, appena arrivato da Empoli e, accaldato come può esserlo chiunque si ritrovi a viaggiare in condizioni climatiche estreme, con aria condizionata che funziona male ed a singhiozzo, finestrini quasi sempre chiusi ermeticamente e sigillati, con la conseguente abbondanza di sudore nel quale si affoga inevitabilmente: la temperatura all’ interno della mia vettura, pur parcheggiata all’ ombra di alberi dalla chioma verde e generosa, oscilla tra i 38 ed i 39 gradi. Cose da pazzi… Ovviamente non riesci nemmeno ad aprire i finestrini della macchina perché quella schifosissima resina vegetale che i perfidi platani ti hanno lasciato cadere sui vetri, ormai li ha pressoché totalmente impregnati e rendendo impossibile lo scorrimento dei cristalli. Morale della favola: meglio portarsi dietro una tuta ignifuga per resistere alla temperatura (tipo estate sul pianeta Venere), cinque o sei autobotti di acqua minerale al seguito per non morire disidratati, prodotti spray specifici per la rimozione di resine vegetali dai vetri delle automobili, guantoni di lattice per non sporcarsi le mani ed impiastrare di conseguenza le chiavi della macchina e tutto il resto… E tanta, tantissima pazienza da rinnovare di giorno in giorno.

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Dai "Carmina Burana":

"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."