martedì 20 luglio 2010

ESTATE IN TRENO

Non tutti riescono a capire l’ imbarazzo di una persona che viva la propria esistenza (o quanto meno una parte di essa) da pendolare. Ci sono quelli che non si portano niente al seguito, come pure altri che non riescono a fare a meno della propria borsa, del proprio computer portatile, del proprio zaino, eccetera. Io devo dire di rientrare una una categoria tutta a parte, assai patologica a livello di comportamento e difficile da classificare in base allo schema illustrato in precedenza. Nella mia giornata lavorativa quotidiana, parto da casa con almeno o due borse al seguito. Una di esse contiene il preziosissimo notebook che tanto mi allieta nelle tre ore (complessive, tra andata e ritorno) di viaggio tra casa e ufficio, senza le quali la noia mi ucciderebbe inesorabilmente. Il fatto che poi, spesso e volentieri, il sottoscritto sia talmente stanco che non riesce nemmeno ad aprire la cerniera della borsa e preferisca farsi un sonnellino (rendendo di fatto inutile la presenza del computer al seguito !) è quasi trascurabile. Nella seconda borsa trovano posto i cosiddetti oggetti utili del tipo guanti di lattice modello poliziotto della scientifica per evitare eventuali contatti con oggetti potenzialmente infetti sui mezzi pubblici; salviette umidificate per rapide pulizie d’ emergenza (tipo quando quei dannati piccioni appollaiati si cavi dell’ alta tensione ti lanciano una bomba organica sulla camicia fresca di ferro da stiro); completino tascabile antipioggia per motociclista per resistere ai temporali ed acquazzoni improvvisi di tipo monsonico che capitano sempre quando meno te l’ aspetti; kit di automedicazione costituito da garza sterile, cerotti, salviette sterilizzate ed etc per far fronte ad ogni eventuale graffio che possa macchiare le carte in ufficio. In questo periodo bollente dell’ anno completano la dotazione: la giacchetta modello sahariana che, avvolta e ripiegata alla bell’ e meglio a mo’ di cuscino, riesce a rendere più confortevole l’ appoggio della mia testolina agli scomodissimi sedili dei treni regionali; un bottiglia vuota di plastica che riempo d’ acqua presso la fontana di Via Ridolfi, facendo scorrere l’ acqua per almeno cinquanta minuti in maniera da evitare tutti quei residuati terrosi che poco piacciono al mio organismo; infine un semplice cappello modello “bonnie-hat” da escursioni in montagna che in questo periodo fa la sua parte contro l’ inclemente calura che mette seriamente e quotidianamente a rischio l’ esistenza del sottoscritto.

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Dai "Carmina Burana":

"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."