giovedì 22 luglio 2010

EMPOLI DI FUOCO

In estate la città di Empoli è accogliente quanto avrebbe potuto esserlo la città infernale infuocata di Dite, descritta da Dante nel canto IX dell’ Inferno. Provate a percorrere tutta la Via Ridolfi, da cima a fondo e, alla fine della camminata, avrete ottime probabilità di trovarvi di fronte a San Pietro (o nel caso peggiore dinnanzi a Caronte, a seconda della vostra coscienza). Sembra un’ esagerazione gratuita senza fondamento, ma vi garantisco che sia un’ impresa di non poco conto quella di resistere al calore di rimbalzo che proviene dalle facciate degli edifici, che restituiscono il calore ricevuto dai raggi solari emanando a loro volta una radiosità micidiale e trasformando le strade cittadine in autentiche piastre per cottura in formato gigante.

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Dai "Carmina Burana":

"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."