sabato 23 maggio 2009

UN EROE IMMORTALE

Come tutti sapete, oggi ricorre il triste anniversario del vile attentato costato la vita al giudice Falcone, alla moglie ed agli uomini della scorta. Ricordo tutto perfettamente, a distanza di tanti anni come fosse successo cinque minuti fa, l' orrore nell' apprendere la notizia dell' assassinio dell' unico eroe dei tempi recenti.
Eh, già... Nella primavera del 1992 ero un ragazzino di 16 anni che ascoltava le canzoni degli 883 e trascorreva i suoi pomeriggi a giocare a pallone con gli amici, i fine settimana in discoteca alla "Caravella" (poi divenuta "Cupido" e "Midhò") di Forte dei Marmi oppure al "Cavalluccio" di Lido di Camaiore, in attesa della storia importante...
Avevo ancora i miei capelli (lo so che sembra strano, ma anch' io ho avuto i capelli !), quella folta capigliatura rossa alla quale ero più che affezionato - e che in breve avrebbe lasciato il mio cranio liscio come una palla da biliardo - e mille e più sogni per la testa.
Uno di questi era proprio quello di emulare le gesta di un celebre Giudice di Palermo, da alcuni anni noto alle cronache per aver messo alle strette niente po' po' di meno che la mafia.
In una terra martoriata ed infamata da una piaga come "cosa nostra", nessuno più del giudice Falcone era all' altezza della nomea di eroe.
Non uno sceriffo da Far-West con la pistola in mano, ma uomo dello stato ( uno stato che assurdamente lo lasciava a combattere da solo contro la piovra mafiosa) che combatteva con gli strumenti messi a disposizione dalla legge e dalla costituzione. Per me un eroe immortale, a dispetto dei vigliacchi che lo uccisero. Un esempio non solo per chi ha la Sicilia nel sangue, ma per chiunque non accetti la prepotenza e la crudeltà, la corruzione e la disonestà.
Nemmeno il dolore che si rinnova ogni anno per la perdita di un uomo carismatico e simbolo pragmatico di quella giustizia che - a noi, comuni cittadini, appare assurdamente troppo lontana, iniqua, disinteressata ai nostri reali problemi, oltre che connivente con troppi paradossi all' italiana - riesce a cancellare la voglia di apprendere ciò di straordinario che ha lasciato a noi lo straordinario lavoro di Giovanni Falcone.

Nessun commento:

Posta un commento

COMMENTS:

Dai "Carmina Burana":

"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."