martedì 6 ottobre 2009

Evviva il temporale

Ooooh... Era ora. Una di quelle giornate che tanto piace a me. Ovvero spaventosa, con pioggia scrosciante che obbliga la gente a correre per non bagnare i loro abitacci firmati e le loro teste acconciate proprio ieri dal parrucchiere a suon di euro. In questo momento la natura si rivale su queste ed altre insulse formichine che devono tornare forzatamente con i piedi per terra.
Ma il sentimento più intimo che pervade il mio animo è un incredibile senso di rilassatezza, una ritrovata simbiosi con le pareti domestiche che lascia ogni contatto con la realtà e si espande in maniera esponenziale. Relax. Senso di rilassatezza che non diminuisce neppure se sono costretto ad uscire (e conseguentemente a beccarmi tutto il maltempo sulla faccia), visto che mi sento strettamente legato alla natura: l' atavico istinto animale che risale lunghe scalinate della mai anima viene a completare la sua salita portando con sè questo senso di completa obbedienza ed accettazione per il compiersi della furia degli elementi. Le gocce di pioggia che scivolano sulla mia faccia, i lampi che squarciano ed illuminano il cielo per quei pochi, lunghissimi istanti; i tuoni che scuotono brutalmente l' aria e spaventano gli animali domestici...
Niente di tutto questo mi riesce a turbare, anzi. E' la testimonianza che la mia natura umana, con tutti i suoi istinti, non è stata ancora inquinata e lobotomizzata dalla tv, dai giornali e da tutti quei mezzi di comunicazione di massa che quotidianamente tentano di farci il lavaggio del cervello. Sì. Sono ancora vivo.

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Dai "Carmina Burana":

"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."