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lunedì 4 luglio 2011
MALEDETTE ZANZARE
Maledette zanzare. Non mi dànno tregua e non ne posso più. Non mi importa se sono fondamentali per l' ecosistema in quanto fonte di cibo principale per tutti gli animali che si nutrono di insetti, io vorrei cancellarle dalla faccia della Terra. Sembra che abbiano una predilezione per il mio sangue, a giudicare dal numero spaventoso di punture che mi ritrovo sulla pelle. Maledette zanzare, lo dico ancora una volta. Non bastava questa canicola ad affievolire ogni minima voglia di fare qualcosa di utile, adesso ci si mettono anche loro ad infastidirmi. Dannati insetti schifosi, non meritate di esistere. Le zanzare che crescono in questa zona, poi, sono enormi: altro che zanzare-tigri, piuttosto si potrebbero chiamare tigri-zanzare. Sono così grandi che quando volano a gruppi sembrano i velivoli delle Frecce Tricolori dell' Aeronautica Militare che si muovono in formazione, con tanto di relativa scia verde-bianco e rossa. Non ne posso più, veramente. Ogni volta che riesco a beccarne una, schiacciandole tra le mani o friggendole con l' apposita racchetta elettrica che mi porto continuamente appresso, provo una incredibile sensazione di goduria che va oltre ogni logica e spiega fin troppo chiaramente quanto irrimediabilmente compromessa sia ormai ogni mia minima facoltà mentale. Per colpa loro. Maledette zanzare, per l' ennesima volta. Chi mi vuole regalare un oggetto gradito per il mio compleanno è avvisato: voglio un voracissimo pipistrello, ghiottissimo di zanzare e disposto ad abbuffarsi 24 ore su 24 di queste schifosissime bestiacce. Potrebbe essere un regalo veramente intelligente e quanto mai apprezzato...
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Dai "Carmina Burana":
"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."
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