Meno male che alla fine ce l' abbiamo fatta ugualmente - a dispetto delle catastrofiche previsioni meteo - a fare la nostra gitarella in occasione della festa dell' Immacolata per le vie di Empoli. Diciamocela francamente, le previsioni meteo sono scarsamente attendibi e meno male.
Ho avuto modo di far vivere a moglie e figlie, seppure in maniera ridotta, lo stress quotidiano del mio viaggio quotidiano andata-ritorno da Carrara a Empoli, con i quasi 90 minuti di viaggio che separano i due centri cittadini lungo la strada ferrata.
Una volta arrivati a Empoli, con moto di orgoglio ho mostrato loro tutte le mie "tappe" quotidiane, dall' arrivo alla stazione empolese fino alla mia pasticceria preferita,(ovvero quella nella quale faccio colazione a base di cornetto alla crema con conseguenziale lettura del quotidiano) e tutto il resto.
Ma il momento migliore è stato sicuramente quando ho mostrato con immenso orgoglio alla mia famiglia l' edificio comunale in cui lavoro tutti i giorni: il cuore mi tremava dalla felicità, un' emozione immensa e torrenziale, mai vissuta prima.
Eh sì. Io adoro Empoli, questa ridente cittadina che mi ha ridato la gioia di vivere, dopo tanti mesi difficili in cui mi ero relegato nella palude della depressione. Questo ambiente straordinario, diametralmente opposto all' apatica zona apuano-versiliese, per me è una specie di paradiso terrestre.
Non mi pesa per niente lo stress quotidiano del viaggio e della vita da pendolare, visto che mi aspetta una giornata di lavoro fantastica, in un ambiente bellissimo.
Fose per me, ci abiterei pure a Empoli... Ormai non sopporto più Carrara, La Spezia, Massa, La Versilia. Sono piene di personaggi da galera, ricche di politici che deporterei e costringerei ai lavori forzati in miniera.
Questi posti così inospitali sono così diversi da Empoli, che rappresenta invece un esempio che tutti dovrebbero imitare. Sono felice e devo ringraziare chi mi ha dato fiducia, a cominciare dal Comune di Empoli. Non sono mai stato così felice di essere geometra!
Raimondo Rossi Custom Toys, italian customizer of action figures. Dioramas, scratchbuildings and much more cool stuff....! And unofficial crazy GI Joe dio-stories maker!
domenica 13 dicembre 2009
martedì 27 ottobre 2009
LOBOTOMIA
Mi girano le scatole. Adesso giornali e televisioni parlano solo di Marrazzo e Grande Fratello mentre non si sente più una parola sul disastro di Messina, sul terremoto de L' Aquila o sul recente attentato in Afghanistan dove abbiamo perso sei militari. Sopratutto questi ultimi mi fanno pena: non erano "eroi", bensì vittime di un paese ipocrita che sa dedicarsi solo ai pettegolezzi e cazzate. Andate affanculo !
martedì 6 ottobre 2009
Evviva il temporale
Ooooh... Era ora. Una di quelle giornate che tanto piace a me. Ovvero spaventosa, con pioggia scrosciante che obbliga la gente a correre per non bagnare i loro abitacci firmati e le loro teste acconciate proprio ieri dal parrucchiere a suon di euro. In questo momento la natura si rivale su queste ed altre insulse formichine che devono tornare forzatamente con i piedi per terra.
Ma il sentimento più intimo che pervade il mio animo è un incredibile senso di rilassatezza, una ritrovata simbiosi con le pareti domestiche che lascia ogni contatto con la realtà e si espande in maniera esponenziale. Relax. Senso di rilassatezza che non diminuisce neppure se sono costretto ad uscire (e conseguentemente a beccarmi tutto il maltempo sulla faccia), visto che mi sento strettamente legato alla natura: l' atavico istinto animale che risale lunghe scalinate della mai anima viene a completare la sua salita portando con sè questo senso di completa obbedienza ed accettazione per il compiersi della furia degli elementi. Le gocce di pioggia che scivolano sulla mia faccia, i lampi che squarciano ed illuminano il cielo per quei pochi, lunghissimi istanti; i tuoni che scuotono brutalmente l' aria e spaventano gli animali domestici...
Niente di tutto questo mi riesce a turbare, anzi. E' la testimonianza che la mia natura umana, con tutti i suoi istinti, non è stata ancora inquinata e lobotomizzata dalla tv, dai giornali e da tutti quei mezzi di comunicazione di massa che quotidianamente tentano di farci il lavaggio del cervello. Sì. Sono ancora vivo.
Ma il sentimento più intimo che pervade il mio animo è un incredibile senso di rilassatezza, una ritrovata simbiosi con le pareti domestiche che lascia ogni contatto con la realtà e si espande in maniera esponenziale. Relax. Senso di rilassatezza che non diminuisce neppure se sono costretto ad uscire (e conseguentemente a beccarmi tutto il maltempo sulla faccia), visto che mi sento strettamente legato alla natura: l' atavico istinto animale che risale lunghe scalinate della mai anima viene a completare la sua salita portando con sè questo senso di completa obbedienza ed accettazione per il compiersi della furia degli elementi. Le gocce di pioggia che scivolano sulla mia faccia, i lampi che squarciano ed illuminano il cielo per quei pochi, lunghissimi istanti; i tuoni che scuotono brutalmente l' aria e spaventano gli animali domestici...
Niente di tutto questo mi riesce a turbare, anzi. E' la testimonianza che la mia natura umana, con tutti i suoi istinti, non è stata ancora inquinata e lobotomizzata dalla tv, dai giornali e da tutti quei mezzi di comunicazione di massa che quotidianamente tentano di farci il lavaggio del cervello. Sì. Sono ancora vivo.
domenica 20 settembre 2009
ABRUZZO NEL CUORE
Ciao a tutti.
Sono tornato da un paio di giorni dall' Abruzzo e saluto con affetto ed amicizia tutti gli amici che seguono il mio blog.
Sono rientrato prima del previsto (sono stato a L' Aquila per meno di una settimana, a fronte delle due settimane inizialmente messe in preventivo) per rispondere ad un improvviso colloquio di lavoro (civile) che richiedeva la mia urgente attenzione e la mia presenza fisica a casa.
Considerando che poi io mi sono recato in missione da "disoccupato" (ovvero nessuno mi rimborserà uno stipendio per i giorni in Abruzzo) ma solo per umanità e spirito di solidarietà, era il caso di correre ad esaminare questa benedetta offerta di lavoro. Con i tempi che corrono...
Tuttavia, sei giorni di Abruzzo mi sono stati più che sufficienti per farmi un' idea assolutamente chiara e cristallina della situazione della popolazione aquilana vittima del tremendo sisma dello scorso 6 aprile.
Cosa dire? Non lo so nemmeno io. Da quando sono tornato a casa, mi succede di piangere o commuovermi anche per cose banali: non me lo spiegare razionalmente.
Sto scrivendo questo racconto muovendomi con la stessa grande cautela di un artificiere che disinneschi un ordigno lavorando in un campo minato.
Già dopo un paio d' ore al mio arrivo al Campo della Croce Rossa di Collemaggio, nel cuore de L'Aquila, avevo tante cose da dire: sentire un' anziana che ti ferma disperata e ti dice: "io sono una nonna, ho perso casa e tutto quanto..." e poi si ferma perchè la voce le si strozza in gola e comincia a piangere, beh... Queste cose ti tagliano le gambe.
Ma cominciamo dal principio. Sono partito da casa il giorno 12 settembre, portandomi appresso un altro collega che risiede ad un paio di chilometri da casa mia: ci accompagnava mia moglie (che poi ci avrebbe lasciati all' uscita del casello di prato Ovest) e poi sarebbe tornata a casa da sola.
Sono tornato da un paio di giorni dall' Abruzzo e saluto con affetto ed amicizia tutti gli amici che seguono il mio blog.
Sono rientrato prima del previsto (sono stato a L' Aquila per meno di una settimana, a fronte delle due settimane inizialmente messe in preventivo) per rispondere ad un improvviso colloquio di lavoro (civile) che richiedeva la mia urgente attenzione e la mia presenza fisica a casa.
Considerando che poi io mi sono recato in missione da "disoccupato" (ovvero nessuno mi rimborserà uno stipendio per i giorni in Abruzzo) ma solo per umanità e spirito di solidarietà, era il caso di correre ad esaminare questa benedetta offerta di lavoro. Con i tempi che corrono...
Tuttavia, sei giorni di Abruzzo mi sono stati più che sufficienti per farmi un' idea assolutamente chiara e cristallina della situazione della popolazione aquilana vittima del tremendo sisma dello scorso 6 aprile.
Cosa dire? Non lo so nemmeno io. Da quando sono tornato a casa, mi succede di piangere o commuovermi anche per cose banali: non me lo spiegare razionalmente.
Sto scrivendo questo racconto muovendomi con la stessa grande cautela di un artificiere che disinneschi un ordigno lavorando in un campo minato.
Già dopo un paio d' ore al mio arrivo al Campo della Croce Rossa di Collemaggio, nel cuore de L'Aquila, avevo tante cose da dire: sentire un' anziana che ti ferma disperata e ti dice: "io sono una nonna, ho perso casa e tutto quanto..." e poi si ferma perchè la voce le si strozza in gola e comincia a piangere, beh... Queste cose ti tagliano le gambe.
Ma cominciamo dal principio. Sono partito da casa il giorno 12 settembre, portandomi appresso un altro collega che risiede ad un paio di chilometri da casa mia: ci accompagnava mia moglie (che poi ci avrebbe lasciati all' uscita del casello di prato Ovest) e poi sarebbe tornata a casa da sola.
A Prato ci venne a prendere il collega civile Giovanni Morganti (grande!!!) che - dopo aver raccattato un terzo collega (un capitano emiliano), ci ha portato diretti verso l' Abruzzo.
Un paio di soste ai vari autogrill per pisciare e prendersi un caffè e, tra una chiacchiera e l' altra per approfondire la conoscenza tra colleghi e poi di nuovo sul serpentone d' asfalto bollente.
Viaggio tranquillo, autostrada sgombra o quasi e, quando vedi davanti a te i rilievi attigui al Massiccio del Gran Sasso, capisci che siamo praticamente arrivati. L' armonia del paesaggio ti trasmette un senso irripetibile di rispetto ed amirazione, per quelle forme che fino a quel momento avevo visto solo sui libri di testo ai tempi della scuole o sulle pagine di atlante geografico di quel periodo.
Un paio di soste ai vari autogrill per pisciare e prendersi un caffè e, tra una chiacchiera e l' altra per approfondire la conoscenza tra colleghi e poi di nuovo sul serpentone d' asfalto bollente.
Viaggio tranquillo, autostrada sgombra o quasi e, quando vedi davanti a te i rilievi attigui al Massiccio del Gran Sasso, capisci che siamo praticamente arrivati. L' armonia del paesaggio ti trasmette un senso irripetibile di rispetto ed amirazione, per quelle forme che fino a quel momento avevo visto solo sui libri di testo ai tempi della scuole o sulle pagine di atlante geografico di quel periodo.
L' arrivo in città è quasi immediato, con tutto quel carico di curiosità che mi trascinavo da molto tempo addietro, e cercavo di scrutare tra gli edifici nella mia visuale un segno tangibile di ripresa, di vera ricostruzione dei palazzi flagellati dalla catastrofe; il nostro autista Giovanni ci spiegava nei dettagli le realtà locale, raccontava vicende vissute in prima persona e da altri colleghi volontari civili e... all' ascolto del suo resoconto personale, restare senza parole era la reazione più normale e fisiologica. Niente da capire, come cantava De Gregori.
Arrivo al Campo base della Croce Rossa Italiana e registrazione del sottoscritto e degli altri due volontari : tre uomini del Corpo Militare CRI adesso sono ufficialmente a disposizione dei dirigenti della Protezione Civile. Naturalmente sappiamo già che siamo lì solo di passaggio e, dopo la formalità della registrazione (una formalità dovuta) , la nostra prossima destinazione sarà Collemaggio.
Confesso che, nella mia oceanica ignoranza, non avevo mai sentito parlare di questo posto. A niente mi serve apprendere di Celestino V, della Perdonanza, etc.... Per me è tutto una novità, probabilmente è uno di quegli infiniti aneddoti storici che la mia memoria si è rifiutata di conservare. Boh.
Detto questo, arriviamo alla nostra destinazione "definitiva" (oddio, detto così suona un po' sinistro e macabro, meglio dire che abbiamo raggiunto il luogo della missione), ovvero il campo di Collemaggio, tranquilla zona ai piedi dell' omonima basilica cristiana.
Come al Campo Base, la prassi prevedeva l' ennesima registrazione dei propri dati personali presso la tenda adibita a segreteria ( il luogo dove si prendono le decisioni importanti) e immediata presentazione al capocampo, il vero "boss" e comandante civile della tendopoli. Questi ci informa che i gradi militari qua non hanno valore alcuno, tutti sono sullo stesso piano e devono fare riferimento unicamente a lui, in quanto vertice assoluto del campo. Niente da eccepire.
Nessun problema per me. Sono sceso per dare una mano, non per fare l' "ufficiale" ma per fare tutto ciò che serve. E che cazzo, stiamo parlando di una catastrofe, mica di una partita a briscola. Qua c' è bisogno di gente che si rimbocchi le mani e si dia concretamente da fare.
A me andava benissimo così, anche perchè io da sempre sono abituato a farmi un culo così e quella situazione non mi andava affatto stretta ma, anzi, mi permetteva una volta tanto di essere utile sul serio.
Di fatto, una volta chiariti i pochi ma importantissimi concetti di cui abbiamo appena parlato, ci viene mostrata la nostra tenda e, sanza perderci in altri indugi, sistemiamo le nostre carabattole all' interno di essa. La tenda era piccola, il confort non era il massimo ma... pensando che quella povera gente residente a Collemaggio viveva in quelle condizioni da molti, troppi mesi: ogni lamentela sarebbe stata non solo fuori logo, ma pure vergognosa. Con uno dei miei colleghi (il milite Balderi), mi sono recato a dare un' occhiata nel centro storico dell' Aquila, appena riaperto al traffico ad eccezione della "zona rossa", quella maggiormente danneggiata dal sisma.
Ad ogni maniera, qui comincia un viaggio straordinario a livello umano. Già dopo due ore alla scoperta del campo, avevo riempito la mia anima di cose da tenere in me per tutta la vita, e forse oltre. A cominciare da un' anziana signora che, vincendo la naturale ritrosia causata dal trovarsi di fronte uno sconosciuto ( a per di più con indosso una uniforme militare ) mi venne tranquillamente incontro poche ma significative parole: -"Siete i militari della Croce Rossa? Guardate un po' come siamo messi. Io sono anziana e sono rimasta senza un tetto, senza una casa, senza niente..."- e cominciò a piangere. Beh... Lì per lì cercai parole di conforto nel profondo dell' anima, ma non trovando niente di intelligente da dire, abbracciai la signora e - non appena mi fu possibile - mi ritirai in tenda in solitudine ritrovandomi a piangere come un bambino. Quelle parole erano pesanti come macigni, non sapevo come dare sollievo alle pene di quella povera anziana (che peraltro era solo la punta dell' iceberg e che riassumeva lo stato d' animo generale di tutti i residenti nel campo) ed il senso della mia inutilità era schiacciante. Cosa ci stavo a fare lì? Come avrei potuto riportare un sorriso dove neanche un miracolo (?) sarebbe parso probabile? Mamma mia come si sta male quando non si può aiutare - e sul serio - una persona.
Dopo un po' di riflessioni silenziose, andai a prendere una boccata d' aria fresca, incrociando sui miei passi un' altra simpatica anziana che, sorprendentemente, mi regalò un gelato che aveva appena acquistato: nonostante il mio stupore ed il mio garbato rifiuto in senso di complimento, la simpatica vecchietta insistette talmente tanto da farmi accettare quel suo dono così generoso e così inaspettato. Cose che succedono solo a Collemaggio.
Non ebbi tempo di terminare di gustarmi il mio fresco dono che un anziano di passaggio mi chiese informazioni su quella che fosse in genere l' attività della Croce Rossa Italiana e, per quanto mi fosse possibile, risposi in maniera esauriente alle sue domande, nonostante egli m' interrogasse con grande competenza e padronanza dell' argomento, quasi egli volesse verificare il mio reale grado di preparazione. La chiacchierata proseguì toccando altri temi quali le ormai lontane esperienze militari del vecchietto ai tempi dell' ultimo conflitto mondiale, argomento che ascoltai con grande interesse data la mia passione da sempre per le vicende belliche.
Ergo, dopo essermi congedato rispettosamente dal mio interlocutore, mi ritirai stanchissimo nella mia tenda abbandonandomi al sonno più profondo (non prima di essermi assicurato di avere messo i tappi di gomma alle orecchie, dato che avevo appena appreso di dover dividere la mia tenda con due russatori professionisti che mi avrebbero dato del filo da torcere.
Peraltro, nel corso della notte, il mio sonno venne disturbato da quel noiosissimo stimolo che ti costringe ad alzarti dal letto per andare ad espletare quell' odioso bisognino fisiologico che t'impedisce di proseguire la tua permanenza nel mondo dei sogni. C' è poco da dire: se non vai al bagno, non potrai continuare a dormire. Farsela addosso per la pigrizia non è una delle opzioni più praticabile, mentre lo scorrere del tempo rende lo stimolo sempre più forte e richiama alla realtà. Dannazione, mi metterei a pisciare nella bottiglia del capocampo pur di non alzarmi nel cuore della notte, con questo freddo che mi è entrato già nelle ossa.
L' ultimo colpo di coda della pigrizia è vinto, mi alzo e cerco i calzini (con questo freddo abruzzese non si scherza) prima di infilare le scarpe da tennis che mi sono portato appresso per le uscite in abiti borghesi nel tempo libero. Mi avvolgo nelle coperte a mo' di beduino e, dopo avere aperto cautamente l' ingresso della tenda, mi butto nelle tenebre della notte alla ricerca del modulo - cesso (ovvero un container adattato a ricoprire le funzioni di gabinetto da campo).
Malinconico nella notte, con l' andatura incerta di chi è profondamente rincoglionito dal sonno e non vede l' ora di tornarsene a letto, sembro una di quelle creature da incubo delle fiabe, di quelle che le mamme e le nonne usano per minacciare i bambini quando fanno i capricci. Dopo attimi che sembrano giorni, giungo infine al container dei cessi salgo la scaletta come un astronauta in procinto di salire a bordo dello shuttle e mi rinchiudo in uno dei gabinettini interni.
Dopo la mia pisciatina, me ne torno fiero e soddisfatto sui miei passi, soddisfatto come se avessi attraversato il deserto del Sahara (invece che aver persorso una cinquantina di metri in linea d' aria) e, tornato nel gradevole tepore della tenda, me ne torno lentamente nella mia cara brandina da campo.
L' indomani si comincia con i turni di guardia alla carraia (per chi non avesse dimestichezza con la terminologia militare, si tratta in sostanza di sorvegliare e presidiare l' ingresso principale (che tra l' altro era anche l' unico), chiedere i documenti alla gente in ingresso ed altre scocciature che però di fatto erano maledettamente necessarie per garantire la sicurezza a tutta la struttura.
Essendo solamente in quattro a sorvegliare la carraia - che doveva essere sorvegliata per tutte le 24 ore - organizzai una turnazione di 6 ore, ovvero ogni coppia di volontari (militari o civili) avrebbe avuto 6 ore di riposo, poi sei ore di guardia, seguite da 6 ore di riposo e così via. Ovviamente, quando una coppia di guardie era di guardie, l' altra era di riposo: un po' come l' alternanza tra il sole e la luna (cazzo, che esempione!)...
Quando io ero di riposo, in tutta sincerità il tempo era così poco e la stanchezza accumulata era tale che mi interessava solamente dormire; a chi mi diceva che quel giorno era prevista la visita di un vip (?) rispondevo in maniera vaga ed elusiva che probabilmente me ne sarei rimasto nella mia tenda a dormire.
In tal senso si può comprendere come mai, a chi mi dicesse: -"O, alle 11 viene Fini... Non lo vieni a vedere?"-, io rispondevo prontamente con pragmatismo toscano: -"Sinceramente m'importa una sega di lui e di tutti gli altri. Io me ne vado a dormire e mi dovete chiamare solo se al campo viene in visita Monica Bellucci o se danno fuoco alla tendopoli. Buonanotte!"-
E me ne andavo a dormire senza altro aggiungere.
Alla stessa maniera, quando furono annunciate le visite, per i giorni a seguire, del cardinale Bagnasco, Rocca (purtroppo solamente il commissario CRI, non il Maresciallo), la risposta fu sempre la stessa.
Un giorno meraviglioso, baciato dal sole, vennero i rinforzi dal Veneto: altri volontari CRI, pionieri, Infermiere Volontarie, Vds e militari arrivarono dalle sponde del Piave e dalla Laguna Veneta per dare una mano. Bellissimo, gente straordinaria con una marcia in più.
I colleghi militari li piazzarono nella nostra stessa tenda (essendo guarda caso militari anche noi) e, tra lo stupore generale, dai loro bagagli saltarono fuori miracolosamente ben due bottiglie di grappa (!!!!) da buoni veneti "razza Piave". Agli arrivi va segnalato anche quello altrettanto fondamentale del grossetano Andrea (anche lui del Corpo Militare CRI), autentico maestro della barzelletta da caserma e con miliardi di video ganzi scaricati sul telefonino. Insomma, risate, risate, risate. E scherzi (ovviamente) da caserma.
Infine venne il giorno in cui Berlusconi avrebbe consegnato le case agli abitanti di Onna e veniva conseguentemente organizzata una rappresentativa di volontari CRI desiderosa di partecipare a tale evento. In molti aderirono (quasi tutti Vds e Pionieri) ed io, da sempre refrattario a questo genere di cazzate televisive di sola apparenza, evitai di farmi appioppare l' unico posto di rappresentanza a disposizione del Corpo Militare: a questo ci pensò il capitano, dopo una breve consultazione tra di noi.
Ovviamente, mentre il personale del campo andava svuotandosi per partecipare alla suddetta manifestazione-farsa, i volontari rimasti (compreso il sottoscritto) colsero al volo l' occasione.
Senza farselo ripetere troppo. Tre ore di assoluta anarchia e festa, facendo un po' quel che cazzo ci pareva: la classica pacchia!!!!!!
Quando tornarono gli altri... ognuno di noi aveva l' aria innocente di un bambino, come se nulla fosse successo! In quell' occasione, con un moto di orgoglio, fondai ufficialmente il nostro nuovo reparto di elite: signori, erano appena nate le "Sturmtruppen del Corpo Militare C.R.I.": sembravamo usciti fuori da uno di quei film anni '70 con Alvaro Vitali, Lino Banfi, Gianfranco D' Angelo e Edwige Fenech e con noi il divertimento era assicurato.
Insomma, i giorni passarono felici, tra scherzi e lavoro duro tra i vari turni di carraia e logistica, con gli altri volontari c.r.i. che si dedicavano ai servizi di cucina, magazzino e pulizia dei bagni. Bravi ragazzi. Tutti con le palle ( e per quanto riguarda le femmine, diciamo invece che avevano un carattere d' acciaio visto che le palle in una donna ci stanno maluccio).
Ricordo inoltre il piacere di mangiare alla mensa di Collemaggio, una delle migliori se non la migliore in assoluto: anche per questo facevo scherzosamente notare alla giovane Sara che quando spariva un cane randagio dalla strada, stranamente la sera si mangiava carne a volontà. Misteri della cucina.
Alla carraia il tempo non passava mai, e quando il sonno aumentava in maniera insostenibile erano cazzi amari. A volte erano i cani a controllare i documenti ai visitatori e noi militari abbaiavamo alle macchine di passaggio nei dintorni.
I primi giorni la gente era anche comprensibilmente irritata, visto che non è proprio gradevole sentirsi chiedere di esibire un documento d' identità, ma poi bene o male ci sono venuti un po' incontri e non s' incazzavano quasi mai.
Ma nel turno pomeridiano c' era sempre modo e maniera di parlare e scherzare con alcuni dei bambini e ragazzi del campo, che si avvicinavano alla carraia anche per ammazzare un po' la noia: come non parlare di Simone, giovanissimo talento della computer grafica (e Blender!), della bellezza hispanica-aquilana Janet, delle bellissime maestre (e gemelle) del campo, della giovanisima Bea e dei tanti, tantissimi giovani colleghi volontari che si ammazzavano di lavoro e trovavano sempre il tempo di aiutare gli altri (tipo il mitico Gregorio, tra gli altri).
I tanti cani randagi che abitavano il campo, da Pluto a Bianca passando per Pippo e Principessa, sempre in cerca di una coccola senza chiedere niente in cambio. Le dolcissime colleghe Infermiere Volontarie e tutto quello che mi porterò sempre nel cuore.
All' improvviso, dopo giorni di armonia e lavoro soddisfacente, alla segreteria del campo arrivò un fax che ordinava il trasferimento di noi militari da Collemaggio agli altri campi sparsi intorno a L' Aquila e provincia. Chi ad Avezzano, chi a Paganica e chi altrove.
Io ero stato trasferito al Campo Base a L' Aquila: per intenderci quello grande e immenso che avevo visto il primo giorno, quello dell' arrivo in Abruzzo e presso il quale avevo fatto la mia prima registrazione. Tra l' altro in compagnia di sua simpatia il capitano XXXXXXXXXX. Che culo, vero? Eppure gli altri mi dicevano che il Campo base era il meglio che ci fosse, che mi sarei trovato da Dio, che era pieno di splendide fanciulle, etc... Ma quanto mi manca la gente di Collemaggio !!!! Ah, celeste nostalgia... come diceva Cocciante.
In realtà, destino volle che quella sera stessa mia moglie mi telefonò dicendomi che via mail era arrivata una offerta di lavoro degna di considerazione e - considerando nel complesso la situazione - decisi di anticipare il mio rientro di qualche giorno.
Appena il tempo di conoscere gli straordinari colleghi romani del IX Centro di Mobilitazione (che sembrano tutti usciti da un film di Tomas Milian e Bombolo, "tacci loro") tra i quali spicca il grande Demetrio ed alcuni colleghi della zona di Palermo e Catania, con una menzione per il tenente Basilotta, personaggio unico in tutti i sensi.
Insomma, un' esperienza bellissima che mi ha lasciato nel cuore una galassia di tesori da fare invidia a Zio Paperone. Evviva l' Abruzzo, evviva l' Italia, evviva la Croce Rossa Italiana !!!!!
Arrivo al Campo base della Croce Rossa Italiana e registrazione del sottoscritto e degli altri due volontari : tre uomini del Corpo Militare CRI adesso sono ufficialmente a disposizione dei dirigenti della Protezione Civile. Naturalmente sappiamo già che siamo lì solo di passaggio e, dopo la formalità della registrazione (una formalità dovuta) , la nostra prossima destinazione sarà Collemaggio.
Confesso che, nella mia oceanica ignoranza, non avevo mai sentito parlare di questo posto. A niente mi serve apprendere di Celestino V, della Perdonanza, etc.... Per me è tutto una novità, probabilmente è uno di quegli infiniti aneddoti storici che la mia memoria si è rifiutata di conservare. Boh.
Detto questo, arriviamo alla nostra destinazione "definitiva" (oddio, detto così suona un po' sinistro e macabro, meglio dire che abbiamo raggiunto il luogo della missione), ovvero il campo di Collemaggio, tranquilla zona ai piedi dell' omonima basilica cristiana.
Come al Campo Base, la prassi prevedeva l' ennesima registrazione dei propri dati personali presso la tenda adibita a segreteria ( il luogo dove si prendono le decisioni importanti) e immediata presentazione al capocampo, il vero "boss" e comandante civile della tendopoli. Questi ci informa che i gradi militari qua non hanno valore alcuno, tutti sono sullo stesso piano e devono fare riferimento unicamente a lui, in quanto vertice assoluto del campo. Niente da eccepire.
Nessun problema per me. Sono sceso per dare una mano, non per fare l' "ufficiale" ma per fare tutto ciò che serve. E che cazzo, stiamo parlando di una catastrofe, mica di una partita a briscola. Qua c' è bisogno di gente che si rimbocchi le mani e si dia concretamente da fare.
A me andava benissimo così, anche perchè io da sempre sono abituato a farmi un culo così e quella situazione non mi andava affatto stretta ma, anzi, mi permetteva una volta tanto di essere utile sul serio.
Di fatto, una volta chiariti i pochi ma importantissimi concetti di cui abbiamo appena parlato, ci viene mostrata la nostra tenda e, sanza perderci in altri indugi, sistemiamo le nostre carabattole all' interno di essa. La tenda era piccola, il confort non era il massimo ma... pensando che quella povera gente residente a Collemaggio viveva in quelle condizioni da molti, troppi mesi: ogni lamentela sarebbe stata non solo fuori logo, ma pure vergognosa. Con uno dei miei colleghi (il milite Balderi), mi sono recato a dare un' occhiata nel centro storico dell' Aquila, appena riaperto al traffico ad eccezione della "zona rossa", quella maggiormente danneggiata dal sisma.
Ad ogni maniera, qui comincia un viaggio straordinario a livello umano. Già dopo due ore alla scoperta del campo, avevo riempito la mia anima di cose da tenere in me per tutta la vita, e forse oltre. A cominciare da un' anziana signora che, vincendo la naturale ritrosia causata dal trovarsi di fronte uno sconosciuto ( a per di più con indosso una uniforme militare ) mi venne tranquillamente incontro poche ma significative parole: -"Siete i militari della Croce Rossa? Guardate un po' come siamo messi. Io sono anziana e sono rimasta senza un tetto, senza una casa, senza niente..."- e cominciò a piangere. Beh... Lì per lì cercai parole di conforto nel profondo dell' anima, ma non trovando niente di intelligente da dire, abbracciai la signora e - non appena mi fu possibile - mi ritirai in tenda in solitudine ritrovandomi a piangere come un bambino. Quelle parole erano pesanti come macigni, non sapevo come dare sollievo alle pene di quella povera anziana (che peraltro era solo la punta dell' iceberg e che riassumeva lo stato d' animo generale di tutti i residenti nel campo) ed il senso della mia inutilità era schiacciante. Cosa ci stavo a fare lì? Come avrei potuto riportare un sorriso dove neanche un miracolo (?) sarebbe parso probabile? Mamma mia come si sta male quando non si può aiutare - e sul serio - una persona.
Dopo un po' di riflessioni silenziose, andai a prendere una boccata d' aria fresca, incrociando sui miei passi un' altra simpatica anziana che, sorprendentemente, mi regalò un gelato che aveva appena acquistato: nonostante il mio stupore ed il mio garbato rifiuto in senso di complimento, la simpatica vecchietta insistette talmente tanto da farmi accettare quel suo dono così generoso e così inaspettato. Cose che succedono solo a Collemaggio.
Non ebbi tempo di terminare di gustarmi il mio fresco dono che un anziano di passaggio mi chiese informazioni su quella che fosse in genere l' attività della Croce Rossa Italiana e, per quanto mi fosse possibile, risposi in maniera esauriente alle sue domande, nonostante egli m' interrogasse con grande competenza e padronanza dell' argomento, quasi egli volesse verificare il mio reale grado di preparazione. La chiacchierata proseguì toccando altri temi quali le ormai lontane esperienze militari del vecchietto ai tempi dell' ultimo conflitto mondiale, argomento che ascoltai con grande interesse data la mia passione da sempre per le vicende belliche.
Ergo, dopo essermi congedato rispettosamente dal mio interlocutore, mi ritirai stanchissimo nella mia tenda abbandonandomi al sonno più profondo (non prima di essermi assicurato di avere messo i tappi di gomma alle orecchie, dato che avevo appena appreso di dover dividere la mia tenda con due russatori professionisti che mi avrebbero dato del filo da torcere.
Peraltro, nel corso della notte, il mio sonno venne disturbato da quel noiosissimo stimolo che ti costringe ad alzarti dal letto per andare ad espletare quell' odioso bisognino fisiologico che t'impedisce di proseguire la tua permanenza nel mondo dei sogni. C' è poco da dire: se non vai al bagno, non potrai continuare a dormire. Farsela addosso per la pigrizia non è una delle opzioni più praticabile, mentre lo scorrere del tempo rende lo stimolo sempre più forte e richiama alla realtà. Dannazione, mi metterei a pisciare nella bottiglia del capocampo pur di non alzarmi nel cuore della notte, con questo freddo che mi è entrato già nelle ossa.
L' ultimo colpo di coda della pigrizia è vinto, mi alzo e cerco i calzini (con questo freddo abruzzese non si scherza) prima di infilare le scarpe da tennis che mi sono portato appresso per le uscite in abiti borghesi nel tempo libero. Mi avvolgo nelle coperte a mo' di beduino e, dopo avere aperto cautamente l' ingresso della tenda, mi butto nelle tenebre della notte alla ricerca del modulo - cesso (ovvero un container adattato a ricoprire le funzioni di gabinetto da campo).
Malinconico nella notte, con l' andatura incerta di chi è profondamente rincoglionito dal sonno e non vede l' ora di tornarsene a letto, sembro una di quelle creature da incubo delle fiabe, di quelle che le mamme e le nonne usano per minacciare i bambini quando fanno i capricci. Dopo attimi che sembrano giorni, giungo infine al container dei cessi salgo la scaletta come un astronauta in procinto di salire a bordo dello shuttle e mi rinchiudo in uno dei gabinettini interni.
Dopo la mia pisciatina, me ne torno fiero e soddisfatto sui miei passi, soddisfatto come se avessi attraversato il deserto del Sahara (invece che aver persorso una cinquantina di metri in linea d' aria) e, tornato nel gradevole tepore della tenda, me ne torno lentamente nella mia cara brandina da campo.
L' indomani si comincia con i turni di guardia alla carraia (per chi non avesse dimestichezza con la terminologia militare, si tratta in sostanza di sorvegliare e presidiare l' ingresso principale (che tra l' altro era anche l' unico), chiedere i documenti alla gente in ingresso ed altre scocciature che però di fatto erano maledettamente necessarie per garantire la sicurezza a tutta la struttura.
Essendo solamente in quattro a sorvegliare la carraia - che doveva essere sorvegliata per tutte le 24 ore - organizzai una turnazione di 6 ore, ovvero ogni coppia di volontari (militari o civili) avrebbe avuto 6 ore di riposo, poi sei ore di guardia, seguite da 6 ore di riposo e così via. Ovviamente, quando una coppia di guardie era di guardie, l' altra era di riposo: un po' come l' alternanza tra il sole e la luna (cazzo, che esempione!)...
Quando io ero di riposo, in tutta sincerità il tempo era così poco e la stanchezza accumulata era tale che mi interessava solamente dormire; a chi mi diceva che quel giorno era prevista la visita di un vip (?) rispondevo in maniera vaga ed elusiva che probabilmente me ne sarei rimasto nella mia tenda a dormire.
In tal senso si può comprendere come mai, a chi mi dicesse: -"O, alle 11 viene Fini... Non lo vieni a vedere?"-, io rispondevo prontamente con pragmatismo toscano: -"Sinceramente m'importa una sega di lui e di tutti gli altri. Io me ne vado a dormire e mi dovete chiamare solo se al campo viene in visita Monica Bellucci o se danno fuoco alla tendopoli. Buonanotte!"-
E me ne andavo a dormire senza altro aggiungere.
Alla stessa maniera, quando furono annunciate le visite, per i giorni a seguire, del cardinale Bagnasco, Rocca (purtroppo solamente il commissario CRI, non il Maresciallo), la risposta fu sempre la stessa.
Un giorno meraviglioso, baciato dal sole, vennero i rinforzi dal Veneto: altri volontari CRI, pionieri, Infermiere Volontarie, Vds e militari arrivarono dalle sponde del Piave e dalla Laguna Veneta per dare una mano. Bellissimo, gente straordinaria con una marcia in più.
I colleghi militari li piazzarono nella nostra stessa tenda (essendo guarda caso militari anche noi) e, tra lo stupore generale, dai loro bagagli saltarono fuori miracolosamente ben due bottiglie di grappa (!!!!) da buoni veneti "razza Piave". Agli arrivi va segnalato anche quello altrettanto fondamentale del grossetano Andrea (anche lui del Corpo Militare CRI), autentico maestro della barzelletta da caserma e con miliardi di video ganzi scaricati sul telefonino. Insomma, risate, risate, risate. E scherzi (ovviamente) da caserma.
Infine venne il giorno in cui Berlusconi avrebbe consegnato le case agli abitanti di Onna e veniva conseguentemente organizzata una rappresentativa di volontari CRI desiderosa di partecipare a tale evento. In molti aderirono (quasi tutti Vds e Pionieri) ed io, da sempre refrattario a questo genere di cazzate televisive di sola apparenza, evitai di farmi appioppare l' unico posto di rappresentanza a disposizione del Corpo Militare: a questo ci pensò il capitano, dopo una breve consultazione tra di noi.
Ovviamente, mentre il personale del campo andava svuotandosi per partecipare alla suddetta manifestazione-farsa, i volontari rimasti (compreso il sottoscritto) colsero al volo l' occasione.
Senza farselo ripetere troppo. Tre ore di assoluta anarchia e festa, facendo un po' quel che cazzo ci pareva: la classica pacchia!!!!!!
Quando tornarono gli altri... ognuno di noi aveva l' aria innocente di un bambino, come se nulla fosse successo! In quell' occasione, con un moto di orgoglio, fondai ufficialmente il nostro nuovo reparto di elite: signori, erano appena nate le "Sturmtruppen del Corpo Militare C.R.I.": sembravamo usciti fuori da uno di quei film anni '70 con Alvaro Vitali, Lino Banfi, Gianfranco D' Angelo e Edwige Fenech e con noi il divertimento era assicurato.
Insomma, i giorni passarono felici, tra scherzi e lavoro duro tra i vari turni di carraia e logistica, con gli altri volontari c.r.i. che si dedicavano ai servizi di cucina, magazzino e pulizia dei bagni. Bravi ragazzi. Tutti con le palle ( e per quanto riguarda le femmine, diciamo invece che avevano un carattere d' acciaio visto che le palle in una donna ci stanno maluccio).
Ricordo inoltre il piacere di mangiare alla mensa di Collemaggio, una delle migliori se non la migliore in assoluto: anche per questo facevo scherzosamente notare alla giovane Sara che quando spariva un cane randagio dalla strada, stranamente la sera si mangiava carne a volontà. Misteri della cucina.
Alla carraia il tempo non passava mai, e quando il sonno aumentava in maniera insostenibile erano cazzi amari. A volte erano i cani a controllare i documenti ai visitatori e noi militari abbaiavamo alle macchine di passaggio nei dintorni.
I primi giorni la gente era anche comprensibilmente irritata, visto che non è proprio gradevole sentirsi chiedere di esibire un documento d' identità, ma poi bene o male ci sono venuti un po' incontri e non s' incazzavano quasi mai.
Ma nel turno pomeridiano c' era sempre modo e maniera di parlare e scherzare con alcuni dei bambini e ragazzi del campo, che si avvicinavano alla carraia anche per ammazzare un po' la noia: come non parlare di Simone, giovanissimo talento della computer grafica (e Blender!), della bellezza hispanica-aquilana Janet, delle bellissime maestre (e gemelle) del campo, della giovanisima Bea e dei tanti, tantissimi giovani colleghi volontari che si ammazzavano di lavoro e trovavano sempre il tempo di aiutare gli altri (tipo il mitico Gregorio, tra gli altri).
I tanti cani randagi che abitavano il campo, da Pluto a Bianca passando per Pippo e Principessa, sempre in cerca di una coccola senza chiedere niente in cambio. Le dolcissime colleghe Infermiere Volontarie e tutto quello che mi porterò sempre nel cuore.
All' improvviso, dopo giorni di armonia e lavoro soddisfacente, alla segreteria del campo arrivò un fax che ordinava il trasferimento di noi militari da Collemaggio agli altri campi sparsi intorno a L' Aquila e provincia. Chi ad Avezzano, chi a Paganica e chi altrove.
Io ero stato trasferito al Campo Base a L' Aquila: per intenderci quello grande e immenso che avevo visto il primo giorno, quello dell' arrivo in Abruzzo e presso il quale avevo fatto la mia prima registrazione. Tra l' altro in compagnia di sua simpatia il capitano XXXXXXXXXX. Che culo, vero? Eppure gli altri mi dicevano che il Campo base era il meglio che ci fosse, che mi sarei trovato da Dio, che era pieno di splendide fanciulle, etc... Ma quanto mi manca la gente di Collemaggio !!!! Ah, celeste nostalgia... come diceva Cocciante.
In realtà, destino volle che quella sera stessa mia moglie mi telefonò dicendomi che via mail era arrivata una offerta di lavoro degna di considerazione e - considerando nel complesso la situazione - decisi di anticipare il mio rientro di qualche giorno.
Appena il tempo di conoscere gli straordinari colleghi romani del IX Centro di Mobilitazione (che sembrano tutti usciti da un film di Tomas Milian e Bombolo, "tacci loro") tra i quali spicca il grande Demetrio ed alcuni colleghi della zona di Palermo e Catania, con una menzione per il tenente Basilotta, personaggio unico in tutti i sensi.
Insomma, un' esperienza bellissima che mi ha lasciato nel cuore una galassia di tesori da fare invidia a Zio Paperone. Evviva l' Abruzzo, evviva l' Italia, evviva la Croce Rossa Italiana !!!!!
venerdì 11 settembre 2009
Sto partendo per l' Abruzzo, Emergenza Terremoto 2009
Tra una manciata di ore partirò per l' Abruzzo, destinazione L' Aquila, con il Corpo Militare CRI. L' uniforme è in ordine, la mimetica e gli anfibi sono OK, le valige pronte. "Tenente Rossi, bentornato..." Ciao a tutti, ci risentiamo tra un paio di settimane. Ciaoooooooo
venerdì 4 settembre 2009
lunedì 27 luglio 2009
MODELLISMO: LA CASERMA DEI G.I.JOE
Clamoroso al Cibali ! Oggi sono riuscito a vincere la mia fenomenale pigrizia ( che è andata in pausa caffè ma tornerà in vigore in breve) per dirvi che non mi sono dimenticato di scrivere od agggiornare il blog... E' solo che sono un tantino impegnato nell' hobby del modellismo.
In effetti sto realizzando un diorama di un edificio, nello specifico una caserma dei G.I.Joe - pertanto in scala 1:18 - interamente in compensato ed espandibile aggiungendo nuove sezioni (ancora da costruire) come nuovi uffici, vano ascensore e scale, etc...
Per meglio operare, ho acquistato un trapano da modellismo della serie Dremel 300 con albero flessibile, sgorbie, tagliabalsa, una marea di chiodi, etc. e, poco per volta, le mie idee stanno prendendo forma. E' una gran faticaccia, ma è anche tremendamente divertente!!!!!!!!!!!!!!!!
Se torneremo alla vita in campagna, io farò il falegname!!!
Ma basta con le parole, date un' occhiata al piano terra (ovviamente non ancora verniciato) del pianterreno!
giovedì 9 luglio 2009
Altri JOES arrivati a casa !
Eh eh eh eh eh... Giorni fantastici !
Anche e soprattutto perchè sono arrivati quasi i G.I.Joe che ho acquistato su Ebay...
Che bello!!!!! Sto già progettando un magnifico diorama sul quale realizzare uno scenario degno dei protagonisti. A domani per la pubblicazione delle foto.
Anche e soprattutto perchè sono arrivati quasi i G.I.Joe che ho acquistato su Ebay...
Che bello!!!!! Sto già progettando un magnifico diorama sul quale realizzare uno scenario degno dei protagonisti. A domani per la pubblicazione delle foto.
venerdì 3 luglio 2009
giovedì 2 luglio 2009
VIAREGGIO
Tutto il mondo conosce e sa cosa è successo in questi giorni a Viareggio. L' immane tragedia che è successa in uno dei posti ai quali sono più legato per i tanti, tantissimi ricordi, mi rende partecipe del dolore dei poveri cittadini della città del Burlamacco. Amici, ex compagni di classe ai tempi delle superiori, commilitoni e compagni di naja durante la leva e miliardi di ricordi che non basterebbero due vite per raccontarli.
Io, fra i tanti ricordi, ne scelgo uno che è quello che emerge sopra gli altri, per motivi che sfuggono alla mia comprensione è quello al quale sono più legato, considerando che l' incidente ferroviario è successo proprio lì.Tutto il mondo ha visto, nei servizi in tv e sul web la grande passerella pedonale che sovrasta la passerella e conduce a Via Ponchielli: ebbene, quando avevo 16 anni e non ancora nè patente, nè motorini , nè bici, partivo da Pietrasanta (dove abitavo) e prendevo il treno per raggiungere Viareggio. Raggiungevo la grande passerella, la attraversavo e raggiungevo a piedi un mio caro compagno di classe che abitava nel quartiere Terminetto, all'altezza della caserma dei Vigili del Fuoco. Quante volte l' ho attraversata con l' amico spensierato di un ragazzino che va a studiare (ma soprattutto giocare al computer) con uno dei suoi migliori amici...
Una volta, la Via Ponchielli, mi è toccata farmela correndo, inseguito da un cane piccolo ma decisamente ostile ed intenzionato ad assaggiare i mie polpacci.
E adesso rivedo in tv le immagini dei primi soccorsi, le fiamme infernali ed altissime che lambivano proprio quella passerella impregnata di ricordi. Quelle fiamme assassine che hanno ucciso e cancellato la vita di esseri umani nell' arco di frazioni di secondo, mentre hanno condannato altre vittime ad una lenta ed atrocissima agonia negli ospedali di mezza Italia.
Proprio in occasione dell'organizzazione dei soccorsi, nella mattina del 30 giugno sono stato convocato presso la base logistica della Croce Rossa Italiana di Marina di Massa, in quanto Ufficiale della Riserva del Corpo Militare CRI; oltre a me, una mezza dozzina di volontari tra militi, caporali e sergenti.
Purtroppo, nel mio piccolo, essendo un sottotenente commissario - ovvero specializzato in attività gestionali ed amminiatrative anzichè mediche - la mia utilità è stata limitata al lavoro d' ufficio e nell'organizzazione della logistica... Ma alla fine del secondo giorno (essendo un incarico di 48 ore) mi sono recato di persona a Viareggio, presso la zona del "palazzetto dello sport" in Darsena, dietro lo stadio,all' interno del quale erano stati montati i letti da campo della CRI Militare, ovvero le nostre brandine per emergenze di questo tipo.
Ho visto con i miei occhi sia il bene che il male: militi di bassa forza e di truppa che si facevano il "mazzo" nobilitando l' uniforme che indossiamo e, purtroppo, sottufficiali pieni di boria che si vantavano di avere stretto la mano dei "personaggi" più importanti e si piazzavano davanti alle telecamere in cerca di visibilità. Roba da far girare nella tomba il povero Dunant come una trottola... Speriamo che il Commissario Straordinario Rocca riesca a ripulire il Corpo Militare dalle mele marce e restituirlo all' antico splendore: molti militari CRI non conoscono neppure i sette principi della Croce Rossa (Umanità, Neutralità, Imparzialità, Volontariato, Indipendenza, Unità ed Universalità). Molti entrano solo per il gusto di mettersi una divisa addosso perchè esaltati. ma come si fa ad avere una mentalità del genere quando si chiede di arruolarsi in un Corpo che ha come emblema un simbolo sanitario??? Meditate, gente, meditate. Come diceva Renzo Arbore in un vecchio spot pubblicitario di tanti anni fa.
Se avete una mentalità del genere o cercate solo una scusa per mettervi una divisa addosso, non ci pensate nemmeno ad entrare nel Corpo Militare della Croce Rossa. Non fa per voi.
E chi è già dentro solo per avere uno stipendio ma senza alcuna vocazione umanitaria ma solo per esaltare la propria vanità, farebbe bene ad uscire. Meditate gente, meditate.
Non avete idea di quanto mi faccia incazzare dover riconoscere che Rocca abbia molta più ragione di quanto si pensi...
Mah... Comunque, io mi sono chiarito parecchio le idee riguardo soprattutto a certi sottufficiali dal comportamento discutibile e che in futuro, qualora i nostri destini si dovessero nuovamente incrociare, avranno la vita molto più difficile. Parola mia.
YOJOE!
E' arrivato Leatherneck !
Ma come chi è Leatherneck? Ma è uno dei personaggi più ganzi dei G.I. - Joe, serie di cartoni animati degli anni '80 ed inizio anni '90...
Dopo tanti, tantissimi anni di sonnolenza, è tornata a sbocciare la passione per questa mitica serie... Ed ho cominciato a fare acquisti su Ebay, cercando negli Stati Uniti di riassemblare almeno una parte dei miei vecchi amici in miniatura!
Le action figure (che io ho sempre chiamato riduttivamente e con approsimazione "soldatini") dei G.I.Joe sono stati sempre tra i miei preferiti in assoluto, insieme ai M.a.s.k. ed ai "Masters of the Univers" di prima generazione.
Intanto mi godo il marine Leatherneck, che non avevo mai avuto occasione di acquistare nemmeno da bambino (minchia, l' avevo visto a quei tempi presso una vecchio negozio di giocattoli sul lungomare di Lido di Camaiore ma non avevo in tasca quelle maledette novemila lire per comprarlo ! )
Poco male, meglio tardi che mai..!
Per il 25° anniversario della creazione della serie di action figure, sono stati creati dei personaggi ancora più belli e snodabili di quelli con i quali giocavano noi, irriducibili fanatici della "Forza Irresistibile" ma... io preferisco ovviamente quelli più vecchi ! Dove la vogliamo mettere altrimenti la componente affettiva? Eh eh eh...
Adesso aspetto nei prossimi giorni l' arrivo dei suoi compagni... Corri, postino! Corri !
giovedì 18 giugno 2009
Altri Tucani...
Tucani. Brutte bestiacce, uccelli goffi e sgraziati che non mi sono mai piaciuti. Davvero. Non ho mai avuto simpatia per quell' assurdo becco di cheratina che sembra uscire fuori da uno scherzo dalla natura.
Eppure, prima di procedere alla fase di texturing, ho deciso di modellarne altri 3 ed inserirli nella scena.
Eppure, prima di procedere alla fase di texturing, ho deciso di modellarne altri 3 ed inserirli nella scena.
sabato 13 giugno 2009
Work in progress - Lavori in corso IL TUCANO
Riguardo al mio amico tucano, in fase di modellazione ho deciso di aggiungere un simpatico amico con il quale condividere una buona pausa caffè... Certo, le proporzioni sono state reinventate, è ovvio che i nidi dei tucani non siano enormi e che i suddetti volatili non abbiano le dimensioni di passerotti o fringuelli: mi sono preso qualche "licenza artistica", altrimenti avrei scattato una foto, no?
mercoledì 27 maggio 2009
EVVIVA LA CREATIVITA'
E' un periodo straordinario. Sto bene come non lo sono mai stato in vita mia. La fiducia riposta in me ha prodotto un effetto addirittura insperato fino a pochi mesi fa: la vena creativa è tornata finalmente a godersi queste torride giornate tardo - primaverili, un po' come una tenera lucertolina che si affaccia al tepore solare e beneficia della clemente giornata.
Sto bene e sono felice. Come non lo sono stato mai. E pensare che solo tre mesi fa sfogliavo la margherita nel macabro dubbio di scegliere come lasciarmi morire. Un suicidio di protesta, verso un mondo che aveva tradito le mie aspettative (in ambito lavorativo, s' intende) ed aveva completamente disseccato le radici del mio buonumore.
Del rapporto con la fede, con la divinità, poi, non parliamone. La sensazione di essere stato abbandonato da Dio era diventata ormai una certezza, un po' come se il Padreterno mi avesse cacciato a calci nel culo in una dimensione infelice ed irrealizzata. Da qui l' inevitabile scoramento e la voglia di mandare a quel paese tutto ciò che ti circonda. Quante delusioni. Dagli imprenditori falliti e cialtroni, bugiardi ed opportunisti, ai leccaculo di provincia aggrappati ai tentacoli della politica locale fino a tanti altri, troppi, stronzi. E gli amici (?) poi, te li raccomando...
Buoni solo a mangiare una pizza con te il sabato sera, facendo finta che tutto vada bene (ma senza minimamente azzardarsi ad aiutarti a ritrovare lavoro).
Della Croce Rossa Militare, poi... peggio ancora. Tutti troppo impegnati a farsi i propri affari e non voglio aggiungere altro.
Solo la mia famiglia, mia moglie e le mie figlie dolcissime, sono state l' unica roccaforte che mi aveva difeso dalla crudeltà (reale, non paranoica) del mondo esterno. Ciò nonostante, proprio per non rovinare loro la vita, ero risoluto più che mai a prendere commiato anche dalle mie gioie più care. E INVECE NO.
Nel mio momento più nero è arrivata la svolta dietro l' angolo. Grazie, Ingegnere, per la fiducia e per l' incarico di prestigio, per il contratto a tempo Indeterminato per la mia scrivania, per il mio computer ma soprattutto grazie per aver creduto in me.
In conclusione vi presento questo abbozzo di aquila che ho iniziato a modellare con il magnifico software 3D Blender, (che è gratis !) e che completerò quanto prima..!
sabato 23 maggio 2009
UN EROE IMMORTALE
Come tutti sapete, oggi ricorre il triste anniversario del vile attentato costato la vita al giudice Falcone, alla moglie ed agli uomini della scorta. Ricordo tutto perfettamente, a distanza di tanti anni come fosse successo cinque minuti fa, l' orrore nell' apprendere la notizia dell' assassinio dell' unico eroe dei tempi recenti.
Eh, già... Nella primavera del 1992 ero un ragazzino di 16 anni che ascoltava le canzoni degli 883 e trascorreva i suoi pomeriggi a giocare a pallone con gli amici, i fine settimana in discoteca alla "Caravella" (poi divenuta "Cupido" e "Midhò") di Forte dei Marmi oppure al "Cavalluccio" di Lido di Camaiore, in attesa della storia importante...
Avevo ancora i miei capelli (lo so che sembra strano, ma anch' io ho avuto i capelli !), quella folta capigliatura rossa alla quale ero più che affezionato - e che in breve avrebbe lasciato il mio cranio liscio come una palla da biliardo - e mille e più sogni per la testa.
Uno di questi era proprio quello di emulare le gesta di un celebre Giudice di Palermo, da alcuni anni noto alle cronache per aver messo alle strette niente po' po' di meno che la mafia.
In una terra martoriata ed infamata da una piaga come "cosa nostra", nessuno più del giudice Falcone era all' altezza della nomea di eroe.
Non uno sceriffo da Far-West con la pistola in mano, ma uomo dello stato ( uno stato che assurdamente lo lasciava a combattere da solo contro la piovra mafiosa) che combatteva con gli strumenti messi a disposizione dalla legge e dalla costituzione. Per me un eroe immortale, a dispetto dei vigliacchi che lo uccisero. Un esempio non solo per chi ha la Sicilia nel sangue, ma per chiunque non accetti la prepotenza e la crudeltà, la corruzione e la disonestà.
Nemmeno il dolore che si rinnova ogni anno per la perdita di un uomo carismatico e simbolo pragmatico di quella giustizia che - a noi, comuni cittadini, appare assurdamente troppo lontana, iniqua, disinteressata ai nostri reali problemi, oltre che connivente con troppi paradossi all' italiana - riesce a cancellare la voglia di apprendere ciò di straordinario che ha lasciato a noi lo straordinario lavoro di Giovanni Falcone.
sabato 2 maggio 2009
ESISTE UN CICLISTA CHE RISPETTA IL SEMAFORO
Non ci posso ancora credere, anche pizzicandomi la pelle e avendo opportunamente constatato che non sto vagando nel mondo dei sogni, faccio ancora fatica a crederci. Prima o poi me ne farò una ragione. Un po' a fatica, ma ce la farò. So che qualcuno mi prenderà per visionario, ma stamattina ho visto con i miei stessi occhi un ciclista fermo al rosso del semaforo, nella zona del Johnny Fox a Marina di Carrara. E non perchè avesse forato una gomma o per un crampo alla gamba o per un qualsiasi altro motivo di forza maggiore che gli impediva di proseguire la corsa: era la sua scelta di educazione civica e di rispetto verso il resto della comunità "civile".
Civile si fa per dire, perchè un popolo di maleducati come quello italiano non si ritrova nel resto del mondo. Ci vorrebbero mesi solo per provare ad elencare alcuni degli atteggiamenti arroganti e prepotenti dell' italico popolo, insofferente nel rispettare le regole, le leggi e le consuetudini più basilari pur di appagare il proprio egoismo. Strafottenti e cafoni, disordinati e ritardatari, spacconi e pieni di sè, corrotti e fancazzisti, sempre pronti ad approfittare delle situazioni con odioso opportunismo: gli Italiani amano ignorano che la libertà di un individuo finisce proprio dove comincia quella di un altra persona.
A cominciare dai politici (scusate l' orribile parola) che a ben vedere riassumono ed ingigantiscono pure in maniera esponenziale i difetti e gli orrori dei loro sciocchi elettori, passando per altre grame categorie come automobilisti, camionisti, vigili urbani, avvocati, giudici, etc... tutte queste tristi caratteristiche possono essere raccolte da una categoria che proprio non riesco a sopportare: mi riferisco a quella razza di ciclisti cialtroni che inforcano una bicicletta e, pedalando come dannati, infrangono ogni norma del codice della strada. Come un gregge di "pecoroni", li vedi passare col rosso, bucare gli stop, tagliare la strada, sfiorare pericolosamente i pedoni che attraversano pericolosamente le strisce e molto altro ancora. Purtroppo. Questo senza che nessuno muova mai un dito. Eh, già. Non mi è ancora capitato di vedere dei poliziotti rincorrere dei ciclisti che sono appena passati col rosso, carabinieri che fermino questi deficienti ad un posto di blocco, etc. Niente. Nessuno ha mai proposto di risolvere il problema in maniera semplice ed immediata (almeno per quanto riguarda la questione dei semafori) obbligando i produttori di biciclette a mettere una targa - o un microchip identificativo - attraverso la quale si possa risalire inequivocabilmente al trasgressore e punirlo adeguatamente e come sarebbe giusto.
Un' odiosa IMPUNITA' che non si può tollerare più. Io sono una persona buona come il pane, a detta di chi mi conosce. Ma il giorno in cui personalmente deciderò di farmi giustizia da solo, beh... potete stare ben certi che sarà una vendetta memorabile. Anche per questo non credevo ai miei occhi, vedendo quel momento di civiltà - incredibilmente da parte di un ciclista - che dovrebbe essere la norma e non l' eccezione. E cominciavo a meditare che bisognerebbe creare associazioni per la protezione e tutela delle brave persone, visto che quelle poche che ci sono in circolazione, sono sempre di meno e dovrebbero essere salvate.
giovedì 9 aprile 2009
IL TERREMOTO IN ABRUZZO
Avrei voluto parlare di altro, sicuramente. Ma la mia coscienza mi obbliga a rendere omaggio a tutti i sopravvissuti del tragico terremoto che ha raso al suolo L' Aquila e la maggior parte dei paesi limitrofi. Esprimo il mio cordoglio a tutti i parenti delle vittime e tengo per me tutta quella serie di riflessioni sulle colpe criminali ( per legge tocca ai progettisti ed ai costruttori realizzare gli edifici in base a criteri anti-sismici) che rendono ancora più pesante questa immane tragedia.
Mi limito solo ad aggiungere un piccolo contributo di vita vissuta, un' aneddoto relativo alla mia esperienza personale riguardo al terremoto. All' epoca avevo appena compiuto sei anni e mi trovavo con la mia famiglia in vacanza da mia nonna Maria in Sicilia. Ecco, ricordo che una notte, pur essendomi addormantato nel mio letto, mi risvegliai dentro l' automobile di mio nonno: a Catania si era verificata una forte scossa di terremoto e mio zio Gianni mi aveva caricato sulle sue spalle, portandomi in salvo: ricordo ancora tutta quella gente che affollava la strada, in attesa di riprendersi un minimo di coraggio per tornare nelle proprie case. Ecco, noi fummo fortunati. Proprio perchè le case avevano resistito al sisma e la scossa era stata molto più leggera. Ma adesso rivaluto in maniera assai diversa il peso di quell' esperienza in confronto alle vere tragedie.
martedì 24 marzo 2009
ANTICHE CIVILTA' E GIUSTIZIA
Avendo meditato a lungo sul problema della sicurezza nel nostro paese e sull' immane ondata di violenza che affligge da troppo tempo l' italica penisola, sono giunto ad una personalissima conclusione che puà risolvere con grande efficacia qualche magagna. In effetti, anche qualora venissero approntate nuove misure di prevenzione o venisse ridisegnato interamente il codice penale, va detto che sappiamo tutti che i delinquenti vengono rimessi in libertà nel giro di poche ore, pronti a reiterare il reato in allegria e forti della consapevolezza della propria impunità. Allora, dato che sappiamo tutti che funziona così e vogliamo scongiurare il rischio della giustizia fai da te... il rimedio è dietro l' angolo, fornito dalla storia e da una delle più antiche dimostrazioni di civiltà. Sì, in parole povere RICHIEDO IL RIPRISTINO IMMEDIATO DEL CODICE DI HANNURABI, la tanto efficace e sempre amata legge del taglione, quella in base alla quale anche la vendetta riesce a trovare un fondamento legale. Non perdiamo altro tempo con processi esageratamente lunghi e con sentenze assurde, risolviamo alla radice il problema della faraginosa burocrazia che ingolfa il nostro stato e lascia tutti insoddisfatti (tranne i malfattori).Le carceri sono strapiene? No problem, prendiamo esempio da un' altra antichissima e fiorente civiltà: la Cina. Sì, facciamo come i cinesi e fuciliamo i delinquenti senza troppi indugi, e vendiamo i loro organi interni ai malati che ne hanno realmente bisogno...
BENTORNATI NEL MEDIOEVO
No, non è il titolo di qualche remake cinematografico hollywoodiano in grande stile. E' la semplice riflessione che sorge spontanea in chiunque abbia recepito l' ennesima ingerenza della Chiesa nella vita sociale delle nazioni. Dopo giorni e giorni di faticoso silenzio - interrotti solo dalle immani bestemmie gridate al cielo per la spropositata quantità di pannoloni cambiati alla mia figlia più piccola a causa della diarrea - rimetto mani alla tastiera del notebook e comincio la mia invettiva nei confronti del dittatore di bianco vestito. Dopo secoli bui ed oscuri, piacevolmente scanditi da simpatiche iniziative quali la vendita delle indulgenze, le scomuniche a proprio capriccio, il nepotismo, la corruzione, la lussuria, l' Inquisizione, l' amicizia con dittatori e tiranni ed il solito atteggiamento di chi predica bene e razzola male, adesso tocca sentire l' ultimo esponente di questa potentissima associazione che si chiama chiesa cattolica.
Questi, al secolo Papa Ratzinger, si permette di affermare che "...non è con il preservativo che si risolve il problema dell' A.I.D.S...."
Cosa? Ho capito bene? Non sono le mie orecchie ebbre di cerume a darmi la sensazione di aver sentito un' immane cazzata, è proprio quello che risulta sfogliando tutti i giornali del pianeta!
Ma come è possibile rimanere in silenzio a sentire minchiate di questo calibro?
In una delle aree più degradate del nostro pianeta, con orde di negri affamati non solo di cibo ma anche e soprattutto di quell'unica materia prima che non scarseggia da quelle parti, con una esplosione demografica che non ha eguali nel resto del mondo e con il problema dell' HIV che affligge tutti quei poveracci che nemmeno riescono ad immaginare quella che dovrebbe essere la prevenzione delle malattie veneree... arriva il boss del Vaticano a scatenare anatemi nei confronti di quello che potrebbe essere lo strumento al momento più efficace ed utile per ridurre al minimo il numero di vittime delle malattie veneree. Ad uno che già da cardinale rompeva i coglioni al mondo - lasciando intravedere già quale fosse la sua filosofia - e da papa si è già dimenticato le prime timide aperture al mondo da parte del suo fresco predecessore Giovanni Paolo II, vengono in mente ogni giorno tante di quelle boutade da fare invidia ai cabarettisti di Zelig.
Ma dove se le inventa? Dove trova il coraggio di ingannare le coscenze andando contro le basi della reale conoscenza (scientifica) e incitando al suicidio (diretto o indiretto) milioni di persone?
Probabilmente deve sentirsi meglio, una volta che quei poveracci che, per ignoranza o per paura, decidono di dargli retta: poco importa se andranno incontro a morte certa una volta infettati dall'HIV... Non solo tocca sorbirsi il sabotaggio del referendum sulle cellule staminali di pochi anni fa, non solo tocca ascoltare l' impudenza con cui cercano di imporre le loro idee medievali ed invadere la sfera politica (già abbastanza marcia per conto suo) che non è minimamente di loro competenza, non solo tormentano le coscienze come nel caso Englaro, non solo tocca sentire incitamenti all'umiltà da chi va in giro indossando abiti costosi, non solo dicono di aprire ai clandestini (a proposito, perchè non li mettiamo tutti in Vaticano?) mentre in Italia quello della sicurezza è uno dei problemi più urgenti da risolvere, non solo qualcuno di loro arriva a negare una delle peggioriinfamie del secolo scorso come l' olocausto, non solo... Beh, potrei andare avanti così per giorni. L'incazzatura resta.
lunedì 9 marzo 2009
RIUNIONE DI LAVORO
martedì 3 marzo 2009
TELLARO : UNA PERLA BELLISSIMA
Oggi vorrei condividere con voi uno dei momenti di svago più belli che sono solito regalarmi (ultimamente di rado) quando ho voglia di passare qualche ora in lieta armonia con me stesso e contemplare i misteri della vita nell' abbraccio del silenzio. Probabilmente chi abita ai piedi delle Apuane come me ha già capito di cosa sto parlando: ovviamente mi riferisco alla splendida cornice naturalistica che da Montemarcello (Ameglia, SP) degrada dolcemente verso la spiaggia per andare a baciare il mare. Più precisamente, a pochi chilometri da Lerici, è possibile ammirare uno dei borghi più belli mai costruiti dalle mani dell' uomo: si tratta di Tellaro, piccolo centro urbano dove niente è banale e dove si ritrova il senso delle cose, lasciando alle proprie spalle la frenesia ed i ritmi indiavolati della routine quotidiani.
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Dai "Carmina Burana":
"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."