Mamma mia, che brutto tempo (meteorologicamente parlando, certo)...
Nei giorni scorsi, qua in Toscana, è stato un piccolo grande inferno. Nella fascia che percorro quotidianamente e che va da Carrara a Empoli, è stato un susseguirsi progressivo di bizze climatiche.
Nel giro di un giorno c' è stato un brusco passaggio dal tremendo clima
caldo / umido equatoriale al bizzoso miscuglio di tempesta e burrasca torrenziale.
Pioggia che viene giù dal cielo a metri cubi (pare scaricata giù da un Canadair antincendio), fulmini a raffica che mettono in ginocchio l' ufficio tecnico comunale , con tutti i suoi computer e tutti i disagi accessori. Bah, comunque oggi sembra che sia nata una splendida giornata, con una temperatura magnificamente mite e che produce una bella sensazione di relax.
Raimondo Rossi Custom Toys, italian customizer of action figures. Dioramas, scratchbuildings and much more cool stuff....! And unofficial crazy GI Joe dio-stories maker!
sabato 31 luglio 2010
giovedì 22 luglio 2010
EMPOLI DI FUOCO
In estate la città di Empoli è accogliente quanto avrebbe potuto esserlo la città infernale infuocata di Dite, descritta da Dante nel canto IX dell’ Inferno. Provate a percorrere tutta la Via Ridolfi, da cima a fondo e, alla fine della camminata, avrete ottime probabilità di trovarvi di fronte a San Pietro (o nel caso peggiore dinnanzi a Caronte, a seconda della vostra coscienza). Sembra un’ esagerazione gratuita senza fondamento, ma vi garantisco che sia un’ impresa di non poco conto quella di resistere al calore di rimbalzo che proviene dalle facciate degli edifici, che restituiscono il calore ricevuto dai raggi solari emanando a loro volta una radiosità micidiale e trasformando le strade cittadine in autentiche piastre per cottura in formato gigante.
martedì 20 luglio 2010
ESTATE IN TRENO
Non tutti riescono a capire l’ imbarazzo di una persona che viva la propria esistenza (o quanto meno una parte di essa) da pendolare. Ci sono quelli che non si portano niente al seguito, come pure altri che non riescono a fare a meno della propria borsa, del proprio computer portatile, del proprio zaino, eccetera. Io devo dire di rientrare una una categoria tutta a parte, assai patologica a livello di comportamento e difficile da classificare in base allo schema illustrato in precedenza. Nella mia giornata lavorativa quotidiana, parto da casa con almeno o due borse al seguito. Una di esse contiene il preziosissimo notebook che tanto mi allieta nelle tre ore (complessive, tra andata e ritorno) di viaggio tra casa e ufficio, senza le quali la noia mi ucciderebbe inesorabilmente. Il fatto che poi, spesso e volentieri, il sottoscritto sia talmente stanco che non riesce nemmeno ad aprire la cerniera della borsa e preferisca farsi un sonnellino (rendendo di fatto inutile la presenza del computer al seguito !) è quasi trascurabile. Nella seconda borsa trovano posto i cosiddetti oggetti utili del tipo guanti di lattice modello poliziotto della scientifica per evitare eventuali contatti con oggetti potenzialmente infetti sui mezzi pubblici; salviette umidificate per rapide pulizie d’ emergenza (tipo quando quei dannati piccioni appollaiati si cavi dell’ alta tensione ti lanciano una bomba organica sulla camicia fresca di ferro da stiro); completino tascabile antipioggia per motociclista per resistere ai temporali ed acquazzoni improvvisi di tipo monsonico che capitano sempre quando meno te l’ aspetti; kit di automedicazione costituito da garza sterile, cerotti, salviette sterilizzate ed etc per far fronte ad ogni eventuale graffio che possa macchiare le carte in ufficio. In questo periodo bollente dell’ anno completano la dotazione: la giacchetta modello sahariana che, avvolta e ripiegata alla bell’ e meglio a mo’ di cuscino, riesce a rendere più confortevole l’ appoggio della mia testolina agli scomodissimi sedili dei treni regionali; un bottiglia vuota di plastica che riempo d’ acqua presso la fontana di Via Ridolfi, facendo scorrere l’ acqua per almeno cinquanta minuti in maniera da evitare tutti quei residuati terrosi che poco piacciono al mio organismo; infine un semplice cappello modello “bonnie-hat” da escursioni in montagna che in questo periodo fa la sua parte contro l’ inclemente calura che mette seriamente e quotidianamente a rischio l’ esistenza del sottoscritto.
lunedì 19 luglio 2010
RIECCOMI QUA...!
Dopo un lungo, propedeutico silenzio, torno a riempire gli spazi vuoti di questo grigio blog, senza la pretesa che qualcuno legga o riesca a percepire questo malessere interiore che mi sta irritando in quest’ ultimo periodo. Innegabilmente lo stress fisico dovuto al pendolarismo si comincia a manifestare nelle ossa e nei muscoli, a dispetto di un entusiasmo che non si è affievolito minimamente dall’ inizio dell’ avventura empolese. Anzi. La voglia c’ è ancora, nonostante le insostenibili temperature di queste ultime settimane, che ti succhiano via le forze anche se te ne stai oziando all’ ombra di un albero. Personalmente posso dire che, quando parcheggio quotidianamente la mia utilitaria del parcheggio vicino la stazione di Carrara, trovo già una temperatura di almeno 23° già alle cinque del mattino (!).
Ma il bello è al ritorno, appena arrivato da Empoli e, accaldato come può esserlo chiunque si ritrovi a viaggiare in condizioni climatiche estreme, con aria condizionata che funziona male ed a singhiozzo, finestrini quasi sempre chiusi ermeticamente e sigillati, con la conseguente abbondanza di sudore nel quale si affoga inevitabilmente: la temperatura all’ interno della mia vettura, pur parcheggiata all’ ombra di alberi dalla chioma verde e generosa, oscilla tra i 38 ed i 39 gradi. Cose da pazzi… Ovviamente non riesci nemmeno ad aprire i finestrini della macchina perché quella schifosissima resina vegetale che i perfidi platani ti hanno lasciato cadere sui vetri, ormai li ha pressoché totalmente impregnati e rendendo impossibile lo scorrimento dei cristalli. Morale della favola: meglio portarsi dietro una tuta ignifuga per resistere alla temperatura (tipo estate sul pianeta Venere), cinque o sei autobotti di acqua minerale al seguito per non morire disidratati, prodotti spray specifici per la rimozione di resine vegetali dai vetri delle automobili, guantoni di lattice per non sporcarsi le mani ed impiastrare di conseguenza le chiavi della macchina e tutto il resto… E tanta, tantissima pazienza da rinnovare di giorno in giorno.
Ma il bello è al ritorno, appena arrivato da Empoli e, accaldato come può esserlo chiunque si ritrovi a viaggiare in condizioni climatiche estreme, con aria condizionata che funziona male ed a singhiozzo, finestrini quasi sempre chiusi ermeticamente e sigillati, con la conseguente abbondanza di sudore nel quale si affoga inevitabilmente: la temperatura all’ interno della mia vettura, pur parcheggiata all’ ombra di alberi dalla chioma verde e generosa, oscilla tra i 38 ed i 39 gradi. Cose da pazzi… Ovviamente non riesci nemmeno ad aprire i finestrini della macchina perché quella schifosissima resina vegetale che i perfidi platani ti hanno lasciato cadere sui vetri, ormai li ha pressoché totalmente impregnati e rendendo impossibile lo scorrimento dei cristalli. Morale della favola: meglio portarsi dietro una tuta ignifuga per resistere alla temperatura (tipo estate sul pianeta Venere), cinque o sei autobotti di acqua minerale al seguito per non morire disidratati, prodotti spray specifici per la rimozione di resine vegetali dai vetri delle automobili, guantoni di lattice per non sporcarsi le mani ed impiastrare di conseguenza le chiavi della macchina e tutto il resto… E tanta, tantissima pazienza da rinnovare di giorno in giorno.
Iscriviti a:
Post (Atom)
Dai "Carmina Burana":
"Poiché provo nel mio animo un forte turbamento, al colmo dell'amarezza mi lamento di me stesso. Formato di materia assai leggera, mi sento simile ad una foglia con la quale gioca il vento. Mentre è proprio del saggio porre sulla roccia salde fondamenta, io stolto, mi paragono ad un fiume sempre in corsa che non si ferma mai sotto lo stesso cielo. Vado alla deriva come una nave priva di nocchiero, come un uccello che vaga per le vie del cielo; non c'è catena che mi trattenga, né chiave che mi rinchiuda, cerco i miei simili e mi unisco così ai malvagi. Condurre una vita austera è per me quasi impossibile; io amo infatti il gioco che mi piace più del miele. Qualunque impresa mi chieda Venere, che non risiede mai negli animi meschini, è una piacevole fatica. Percorro la via più facile com'è proprio dei giovani, e mi irretisco nei vizi scordando la virtù; più avido del piacere che della vita eterna, sono ormai morto nell'anima e curo solo il corpo."